Pubblicato il 24/10/2015 16:54:55
Le sembrava, in sogno,- quello strano sogno ricorrente- di camminare lungo un viale buio, che si perdeva in una lontananza indefinita, punteggiata di luci- come definire quelle luci?- sì, fredde: non illuminavano realmente. Bucavano la notte, ne venivano quasi riassorbite. La sensazione, mentre procedeva, era come di ondeggiamento...il rollio di una nave: la strada, simile alla tolda di un vascello. In sottofondo, invisibili altoparlanti diffondevano, lievemente distorte, le note di una canzone, sempre la stessa:” Le strade vuote, deserte sempre più ... / ... e so che la città vuota mi sembrerà...” L’angoscia: una tenaglia gelida in fondo alla gola. La paura: un sudario soffocante. Ogni notte: quasi ogni notte. Anche adesso, risentiva in sogno “…e so che la città…” e la musica si dilatava mostruosamente, quasi materialmente, sembrava volersi impossessare dello spazio e del suo stesso corpo- che oramai era come se non fosse più neanche il suo. Il buio, sempre più fondo e spesso, era come nera bambagia asfissiante: le invadeva gli occhi, penetrava attraverso le narici, forzava le labbra…ecco: ora strisciava fra i denti, sotto il palato, giù in gola, sbarrava qualunque via d’ingresso all’aria. L’aria: dov’era l’aria? Furono i vicini di casa a notare che la signora Torti non si vedeva più nel condominio da almeno cinque giorni. Chi, d’altra parte, avrebbe potuto accorgersene? A 80 anni, se sei sola al mondo, in fondo, è come se non ci fossi proprio… I vigili del fuoco, chiamati a forzare la porta d’entrata, la trovarono a letto: morta, il lenzuolo attorcigliato alla gola, inestricabilmente- inesplicabilmente- dalle sue stesse mani.
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