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Angelica, in un piccolo infinito

di Amina Narimi
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Pubblicato il 17/12/2014 23:13:10

 

 

Angelica  trasforma le parole

con i gesti più  brevi della pelle

in quel  fiuto di speranza  si solleva

qualcosa di privato, le sue azioni favorite,

vissute nei colori,

con la danza delle mani intorno ai polsi,

nel reciproco sfiorarsi,  mi entra dentro

imparando  dov'è  che deve andare col sorriso,

col sorriso leggerissimo all'incrocio,

a non sprecare nemmeno un movimento,

rivelando più realtànascoste,  in un secondo

 

si  riaccende una gioia intraducibile

occupando il tempofermo  in qualcos'altro

diventando il rosso  un avamposto 

per vedere al centro di un accampamento

eppoi la prateria.. Si abbassa  ai vetri 

la visione, in  cosa viva,

Figlia del vento e complice-

per non dimenticare dove tutto  ha avuto inizio-

dalla rosa, tra i capelli, in Romania,

al temporale,  fra i suoi denti d'oro-

piegando il capo  per il pane in altre bocche

nel gelo della sera, ubbidendo alla natura,

con le mani macchiate di dolcezza

 

dove sarai già eri, per me, ogni mattina,

oltre la tua pena, un incantesimo

nell'offerta di sei  fazzolettini,

con la danza segreta delle braccia,

pari solo alla nascita di un fiore

che t'inonda, di tanta meraviglia

 

giunta fino  al verde... Scrivo,

di te che non mi senti,  ora

dove l'odore della pioggia cambierà

i contorni del tuo viso, mentre esclami

con gli occhi chiari e poi la voce insieme

che dice:  "mi dispiace di partire

di lasciarvi  tutti fermi al rosso"

allargando tutto un mondo con le mani

come stessi abbandonando una colonia,

dei piccoli animali,  da tenere a bada.

 

Un oroscopo commosso nel commiato

delle sacche intorno al palo della luce

e una porta che si apre,  tra i saluti,

una piccola elegia,  eppoi lo strazio

l'impulso ripetuto del segnale, i  clacson

lungo il viale Benedetto,  la partenza tra le mani,

le nostre, strette, con la certezza di altri doni

tra  lana colorata sulla  schiena

sospinta dalla tua bellezza, solo il tempo

di gridarti ancora- Angelica! abbi cura

Abbicuradite ragazzamia..

 

La tua assenza avrà gli  occhi per parlare

un'altra lingua nella musica che viene

da là, dal marciapiede, il nome  solo,

ogni mattina di chi con me ti cerca

per dare un senso all'azione dell'incrocio.

 

Ricordo  ancora di quel giorno ,

quando lampeggiava guasto  il tuo semaforo..

Ohh.. Angelica ! con la voce disfatta dalla grazia,

ti allargavi con le braccia mai senza sorriso,

per dirmi al volo che Dio ce l'ha con te

Perché La veglia del rosso è una preghiera

 al tuo lavoro. C'è una nuova Angelica da ieri

che muove fazzoletti sul semaforo

con un gesto secco e senz'odore,

del tuo splendore,  sui resti dei vestiti,

non  c'è nulla.  solo i piedi,  che sospingono

la voce a te dovuta  ancora in bocca:

il tuo sorriso che emerge dall'oscuro,

come penetrasse  tutto un popolo una terra

capace di rinascere qualcosa

come le focacce d'uva  luccicanti

tra le gazzelle e i cervi dell'incrocio,

mentre vai a te eppure vieni

verso l'altro, come se  tornassi a casa

tra i cardi e le pietraie per radici

mi lasci in fiore un minuscolo alveare

e un soffio che porta il nostro alito

nel posto dove tu non muori più

di freddo

 

Tutto è più vivido stasera

di quanto era  reale appena ieri

nel tuo modo di far scendere la pioggia

sotto l'asfalto che reggeva il giorno:

tu rimani, in un piccolo infinito,

nel cuore di Bologna, appena fuori

che mi chiama, nell'ombra  che risale, 

come un arco teso dove manchi,

al finestrino-

è una piaga luminosa che ora batte

che preme per saperti alla tua terra.


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