Pubblicato il 15/04/2022 19:33:08
Pubblicato da Amazon “L’Emigrazione “transoceanica” della famiglia Vassallo dal Cilento alle “Americhe”. Di Ezio Martuscelli, Alejandra Vassallo, Marcia Lima Vassallo, Damian Lima Vassallo, non nasce dal nulla. Segue, invece, il filone Racconti sull’Emigrazione- “La Storia di Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele. Dalle Campagne del Cilento alle Miniere di Hazleton in Pennsylvania”. Di Ezio Martuscelli e Bert Marinko | by Amazon (2021) e “Fortune e sventure di una famiglia di emigranti italiani - Dal Cilento (Italia) alla Pennsylvania (USA) ”, di Ezio Martuscelli e Bert Marinko | by Amazon (2021). Sono libri particolari perché, con l’interessamento vivace di Ezio Martuscelli, presidente dell’Associazione storico culturale “Progetto Centola” ed il coinvolgimento del Gruppo “Mingardo/Lambro/Cultura”, da molti anni, si procede a quella che lo storico Pietro Ebner amerebbe definire “lavorare su documenti originali”, non rifacendosi a quanto già scritto da altri, ma con il metodo che nell’introduzione del libro è definito di tipo “Bottom Up”, ossia partendo dal basso, coinvolgendo le famiglie degli emigrati allo scopo di raccogliere e catalogare “un’importante mole di documenti, fotografie d’epoca e anche oggettistica che abbia avuto stretta attinenza con l’intenso flusso emigratorio che ha interessato il territorio (del Cilento. N.d.A.)” Naturalmente a seguito di ciò si è proceduto ad un lavoro di analisi allo scopo di distinguere un certo numero di famiglie apparse più rilevanti allo scopo di evidenziare percorsi dei loro membri nell’emigrazione verso i paesi dell’America del nord e del sud. La sensazione tattile che se ne ricava, come già avvenuto per i lavori precedenti, è quella di una “conoscenza personale” di quelli che per l’emigrazione italiana sono stati “numeri”. Ci sorprende la capacità di questi individui, nati i piccoli centri del Cilento, in alcuni casi senza neanche la capacità di leggere e scrivere (figuriamoci quella di conoscere la lingua del territorio che li attendeva), di inserirsi “valorosamente” nel contesto sociale di emigrazione, spesso anche riuscendo a migliorarsi in modo evidente sotto il profilo culturale. Tra le sorprese quella di scoprire che Aniello Vassallo, nato nel 1923 ed emigrato a Montevideo conseguisse, nel 1975 il titolo di Dottore in Giurisprudenza presso l’università Cattolica di Milano del Sacro Cuore. A cinquantadue anni. Doveva tenerci davvero molto. La famiglia Vassallo, capostipite Antonio con la moglie Giuseppa Stanziola, è seguita dagli autori per le sue complesse dinamiche emigratorie, in quanto per mezzo delle sue “avventure” si sono potute descrivere in modo concreto e anche emozionale le varie fasi del percorso emigratorio. Immergendosi nel libro si ha la sensazione tattile di una “presentazione” a quanti hanno lasciato di se stessi memorie fotografiche e documentali. Questi personaggi ci sorridono dalle fotografie, mostrano l’ardimento civico con cui sono stati capaci di sopravvivere alle difficoltà di viaggi della speranza, terza classe, con cibo scadente, giorni infiniti di cielo e mare, trattamenti disumani e nessuna certezza sull’aiuto legale che avrebbero dovuto ricevere dalla loro patria d’origine e men che meno da quelli che potevano attendersi all’arrivo, dove si doveva passare, ad esempio, l’esame per ottenere il visto per gli Stati Uniti Le navi erano riempite oltre il massimo consentito, i passeggeri in più si accalcavano sulla tolda, dormivano sui pavimenti, nell’immondizia. In caso di tempesta scendevano nelle stive, senza aria e senza luce. Ammassati. Qualche barlume di speranza ci viene dal sapere che esistessero associazioni come la “Sons of Italy Progresso Italian Lodge” di Hazleton, affiliata a ”l’Ordine dei figli d’Italia in America”, che aveva il compito di fornire agli immigrati italiani assistenza nella sanità, la scuola e l’educazione. La tristezza ci procura il ricordo di come questi immigrati finissero spesso nelle “famigerate” miniere di carbone del circondario della città di Hazleton. A titolo di memoria ricordiamo l’esplosione, a Monongah (Virginia occidentale. Stati Uniti), nelle Gallerie n.6 e n.8 della miniera della Fairmont Coal Company, del dicembre 1907, ossia il più grave disastro minerario della storia degli Stati Uniti d'America che causò 362 vittime tra i minatori. La comprensione per “immersione” negli eventi che hanno caratterizzato la storia triste e coraggiosa del modo con cui questa famiglia (come le altre passate al vaglio), si è mossa nelle difficoltà della partenza, nel viaggio, nel modo con cui ha saputo collegarsi anche ai parenti restati nel Cilento (pure attraverso le “rimesse”) e a quanti erano già in qualche modo “sistemati” nei territori dell’emigrazione, è un’occasione davvero importante per ricavare informazioni utili a interpretare percorsi nuovi, riguardanti l’emigrazione transoceanica dai piccoli paesi del basso Cilento (SA). Dal libro si evince che Antonio e Giuseppa ebbero sette figli di cui sei emigrarono in paesi quali: l’Uruguay, Venezuela e USA e sono riportati gli esiti di una ricerca riguardante un ramo della famiglia Vassallo di Centola (SA) che, partendo dai capostipiti, si sviluppa attraverso il figlio Giuseppe (emigrò a Montevideo, Uruguay negli anni “20 del secolo scorso) e la moglie Giovanna Colicigno e prosegue con la terza, quarta e quinta generazione. Una storia migratoria, quella italiana, che non è soltanto patrimonio del passato, perché gli italiani sono sempre al primo posto tra le popolazioni migranti comunitarie (1.185.700 di cui 563.000 in Germania, 252.800 in Francia e 216.000 in Belgio). Questo libro, come i precedenti, rappresenta anche il racconto (lo vediamo svolgersi attraverso le fotografie), della tenacia e della vittoria, ottenuta negli anni e nelle generazioni, da una parte di questi Italiani, che qualche volta sono rientrati per sempre, o anche soltanto per brevi periodi, come ci mostra la foto a pag. 117, del 1996, laddove Josè Antonio Vassallo, dagli USA, incontra i parenti a Centola, nella casa di Mauro Vassallo. Oppure della tristezza di una perdita, che ritroviamo a pag. 125, con la poesia di Aida Vassallo (Mincha), scritta per la sorella Elida. I nostri italiani sono stati capaci di permettere ai loro figli gli studi che non poterono intraprendere, di vederli divenire avvocati e medici, ma anche di avere realizzato se stessi apprendendo le lingue, divenendo legalmente cittadini dei luoghi dell’emigrazione (conservando anche la loro cittadinanza), di avere aperto negozi, officine e ristoranti. Alcuni di questi personaggi ci appaiono più presenti, come Aida Maria Vassallo, raccontataci anche (pag.90), dal necrologio scritto per lei dalla figlia Marcia. Molti li vediamo desiderosi di lasciare il segno della loro esistenza proprio per mezzo di quelle fotografie che ce li mostrano in varie fasi della loro vita, da soli, o con gli amici e i parenti. Una riflessione viene dal fatto che queste foto, a volte sgranate, o in bianco e nero, che ci parlano di tempi passati e li dimostrano, sono ancora presenti, inserite in libri che “parlano” a tanti e viene fatto di chiedersi, invece, che ne sarà della storia umana della nostra “società delle immagini”, tante virtuali, spesso conservate su PC e cellulari. Tante, che forse non renderanno al futuro storie così tangibili e forti come quelle che ci hanno regalato gli autori nel loro excursus storico sull’emigrazione cilentana. Bianca Fasano
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