Pubblicato il 13/12/2014 20:28:40
Covo e coltivo dentro me quel tetro Ade in cui cresco i dolori e conservo le pene Quelle da cui traggo la frusta a sferzare, il pugnale a trafiggere. Quel posto in cui ripongo i volti dimenticati, le parole sprecate. Provviste di pena, macerate e stagionate nell’inverno ricorsivo che incontro ciclico e da cui rinasco per tornare a guardar nell’Ade nascosto negli sguardi altrui.
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