Un suono saldo, magmatico, proiettivo si ritrova in Fritz Hauser, percussionista e compositore svizzero nato nel 1953.
Le sue sono percussioni vive e trascoloranti, mai prive di fragranza e di libertà espressiva rigenerante. Affidarsi quindi alle “lavorazioni” sonore da lui create vuol dire introdursi, fondamentalmente, in una padronanza calma e multi-sfaccettata, che non disattende mai l’ascoltatore e che conduce, anzi, verso una qualità di rapporto osmotico, che riguarda il suono, il tempo, lo spazio, il silenzio. Un silenzio accarezzato da vivacità o al contrario impreziosito da un alone meditativo. Gli ingredienti messi in campo si uniscono a definire, in ogni caso, un’esperienza sonora ed estetica protesa verso una compattezza e una significanza.
Le caratteristiche appena enunciate sono nell'insieme racchiuse nel CD Spettro, apparso per l’etichetta Neu Records (2020).
Siamo abituati a pensare al suono e al gesto percussivo come a un qualcosa di fragoroso e impattante, ma, evidentemente, esso potrà esistere e delinearsi anche attraverso il sussurro, per poi sfociare in forme di dileguamento. La qualità - nello spegnimento del suono - rientra certo tra le componenti da seguire e ispezionare.
Molte delle esperienze compiute da Fritz Hauser sono per l’appunto intrise di approfondimenti e immersioni nel silenzio: sono pratiche indagatorie tese a scorgere sottigliezze e persino invisibilità.
Di fronte a tali risultati l’ascoltatore non potrà che trovare un variabile assestamento, arrivando a percepire come, in fondo, ogni suono possa emergere come una vera e propria protuberanza, in grado di liberare una risonanza emotiva adeguata. È appropriato, in fin de conti, parlare di emersione a proposito del suono forgiato da Fritz Hauser o, in alternativa, metterlo in relazione con l’immagine di una leggera detonazione.
Il tutto è accompagnato costantemente da un’esigenza di configurazione dello spazio. L’intenzione e l’invenzione sonora, in tal senso, si alleano in direzione di questo parametro al punto che lo spazio stesso, volta per volta, risulta essere re-interrogato e portato a un buon livello di esplicitazione delle proprie potenzialità e risorse.
Accanto ai récital solistici sono molte le vicinanze stabilite e le sintonie artistiche cercate con linguaggi ulteriori, in primis la danza.
Si potrà qui ricordare la performance realizzata con la danzatrice e coreografa Anna Huber (Umwege), dai toni fortemente astratti e geometrizzanti e dove, più che mai, la componente architettonica si dimostra imperante e influente.
Restando nel novero della speculazione coreografica ma riapprodando all’oggi, si potrà menzionare il DocuFilm trasmesso per Piemonte dal Vivo e in cui Hauser, affiancato dall’ arpista Estelle Costanzo ha avuto modo di rivisitare il suo Schraffer ( Sgraffito ) unendosi agli atti performativi di Marta Ciappina, Silvia Gribaudi, Manfredi Perego, con i danzatori del Balletto Teatro di Torino.
Con Sergio Armaroli, vibrafonista e percussionista, sono stati portati a compimento ulteriori progetti, restituiti anche in veste discografica.
Anche nei lavori collaborativi resta evidente una grande permeabilità nel modo di vivere e affrontare la vicenda sonora, dal punto di vista corporeo e non solo. La morbidezza nella componente gestuale, l’uso fluido del polso o dell’avambraccio, a loro volta sostenuti dalle spalle e dal capo, celano un’interessante fluidità del pensiero.
Non resterà che disporsi in ascolto e perseguire un adeguato inabissamento nella musicalità flessibile - e direi particolarmente tangibile - di Fritz Hauser.
Dicembre 2020
© Anna Laura Longo - 2020
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