C'è un momento perché guardi dopo il cielo,
mio momento per spogliarmi e rivestirmi.
In silenzio mio vedere.
Mio momento che ci sei,
di là del firmamento ne fai uno e lì verrei,
nella confusione di un quadro di vapore e vento bianco,
vento celeste,
vento nero,
fantasioso esordio farà il vero.
Mio momento ora guarda, in ginocchio e fortunato
che ti dico,
metto in piedi un ricordo
granello per granello,
un gusto dolce ma non troppo
ché tu beva
e io dosi in un poema
a chiunque senta e voglia ascoltare
che mente e cuore sanno strade opposte
a chi si tocca.
E se non mi credessi pensa per esempio
al venire di quel tempo,
all'equilibrio di essere immortali, a braccia aperte dalla commozione, a quanto sia un bisogno gridare a volte in tondo
che la verità
è più pura immersa nel dolore
perché ripudia le paure.
Mio momento, che sei al nascere
un baccello un poco schiuso,
ti danzerò sulla carta
di una storia punto per parola
e, mentre l'odore del tuo corpo sarà appena un gusto,
sarai così grande e io così piccolo,
un portento,
una cicatrice che dentro satura
il cammino del primo istante della luce
dove il nostro cibo cuoce e solo tu
puoi trasformare ciò
perché fluisca da una mano.
Guardo seppur non vi sia niente.
So che potrò aggrapparmi a te
e scrivendo ti vedrò.
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