I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
C'è un momento perché guardi dopo il cielo,
mio momento per spogliarmi e rivestirmi.
In silenzio mio vedere.
Mio momento che ci sei,
di là del firmamento ne fai uno e lì verrei,
nella confusione di un quadro di vapore e vento bianco,
vento celeste,
vento nero,
fantasioso esordio farà il vero.
Mio momento ora guarda, in ginocchio e fortunato
che ti dico,
metto in piedi un ricordo
granello per granello,
un gusto dolce ma non troppo
ché tu beva
e io dosi in un poema
a chiunque senta e voglia ascoltare
che mente e cuore sanno strade opposte
a chi si tocca.
E se non mi credessi pensa per esempio
al venire di quel tempo,
all'equilibrio di essere immortali, a braccia aperte dalla commozione, a quanto sia un bisogno gridare a volte in tondo
che la verità
è più pura immersa nel dolore
perché ripudia le paure.
Mio momento, che sei al nascere
un baccello un poco schiuso,
ti danzerò sulla carta
di una storia punto per parola
e, mentre l'odore del tuo corpo sarà appena un gusto,
sarai così grande e io così piccolo,
un portento,
una cicatrice che dentro satura
il cammino del primo istante della luce
dove il nostro cibo cuoce e solo tu
puoi trasformare ciò
perché fluisca da una mano.
Guardo seppur non vi sia niente.
So che potrò aggrapparmi a te
e scrivendo ti vedrò.
Accade s'abbia dentro
che da niente è qualcosa.
L'anima sai è poesia,
luce al buio, calma al vento
quand'è un pianto incontaminato,
già tormento.
E siffatta gelosia mi rapisce
e mi dà al mondo
perché sia marea cui aspiri sempre
la meraviglia dell'uomo.
È camminare per le vie
del deserto e farne un luogo,
pur destinato al buio inerme,
scorgervi il crepuscolo
di cui dipingo l'emozione:
cambia tono e forma, di un atto perenne
sublima il cuore.
Così è la poesia,
elude e non v'è dio che la timori,
perché il barbaro destino spiri
in un timido profumo sospeso in aria.
Non v'è giorno in cui non pensi
a questo peso
che ritrae la mia luce,
fredda e inafferrabile solitudine,
il mio privato sorriso
e la mia fuga
ai tuoi occhi.
Così fa la poesia,
intreccia fango all'oro.
Giganti allusi a guardare
dall'alto sopra clivi
bramano la nostalgia che non avranno
per l'inesplicabile bellezza, che danza,
rinasce e mai muore.