O
L' unguento basso della tua voce in fiore
alle caviglie dell' usignuolo impartisce la lezione
non al vento, alla chimera in fiamme
le sue cime desolate da porti di frontiera
le distanze con il tempo che le avvera
fanno fondo a questo Mondo
per non cadere a terra
al primo salto al sapore del vuoto
che si prova ingoiando il respiro di un' altra
più veloce gazzella e i ritorni di fiamma
fanno il percorso dell' aria
con le labbra a inseguire misteria.
Perchè
non sapere già
è una condizione benefica.
La chiave di volta per ulteriori indagini sul nulla
o mia anima o mia cosa rapita
facciamo del teatro accondiscendenza ritmica
alle nostre volontà unite come cani nell' amplesso
di un tardo pomeriggio col resto del giorno.
Così per sorgere di nuovo, all' occorrenza
lontano da tutti, i giudizi di comodo o di Quasimodo
dal pubblico, le fonti iperbariche d' inesauribili perdoni
non richiesti a scanso di epigoni.
Meno corpo e più me ne rimane.
Meno corpo e più me ne rimane
com' è difficile ballare la danza della morte.
Eppure è necessario essere vivi.
Nel dormitorio del mio cuore
ci si sveglia con la musica delle briglie
sciolte senza freni nella corsa
altrimenti si sogna al morbido economico della paglia
di fare scintille pericolose nella notte.
Per vedersi a distanza incoraggiati da un sottile sestosenso
o pervadersi a distanza e riconoscere se stessi.
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