Quiete
e un ventaglio di spigoli aperti — trafitti
Ritorno
passo scaleno in identico intermezzo
tra l’arrivo e il segno: il mare
denso di fiumi in braccia
nere lontane orme di abisso
e in mezzo il cielo
spiegato in vela franca e scoperchiato in sogno.
E in mezzo io
dritta scarnata e giunta
in nuvola di carne e sangue asciutto
salto di gatto oltre la gola
e un cimitero uguale per scatole discrete
Guardo
oltre la crepa
il solco di altre case in altre sere
ognuna un fuoco all’alba e un filo al giorno
ognuna occhi e lingua e orecchie calme
Resto
seduta in piedi in cima
avvolta aperta
accordo all’imperfetto questa voce
e all’eco del rifugio offro la schiena
che mi colpisca pure!
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