Se ancora tu starai aspettando una parola gentile
una pacca sulla spalla
o un sorriso complice,
da parte del tuo tempo accidentale, quello che
ti è capitato per caso, lascia stare:
c’è da conquistare la fortuna, da corteggiare il caso,
che è una primadonna e di far concessioni
non le importa.
Dicono che ci sia un solo modo di vivere, uno per tutti
e che non abbia a che fare col vedere tutto, sentire tutto
capire tutto -
che a ben guardarlo sarebbe un prospetto
un po’ superbo.
Dicono che sia meglio la contemplazione
e che la bella gioia la si trovi - sia il colto,
sia il popolano - nel momento del risveglio,
nel bicchier d’acqua dopo la sete
nel divano di casa
nel vedere che tutto è come lo abbiamo lasciato
ma non pesa, anzi
ci sgrava dal timore che il domani
possa essere alieno.
Ci atteggiamo a intellettuali ma siamo poi tutti
animali da cortile, e abbiamo imparato a farci piacere le palizzate
e qualche palla sgonfia.
Perché - vedrai che è così - ci bastano i sogni e qualche
scommessa ogni tanto; ma più no,
solo in teoria.
La pratica è semplice: è solo il postino che bussa all’ingresso,
buone o cattive nuove che siano, e noi che annusiamo il prato
perché è adesso primavera, e basta che ci sian due crocchette,
magari un po’ di terra da scavare, e io dico che siamo a posto:
ci contentiamo dei nostri trastulli, e va bene così.
Chi voglia ampliare l’angolo dell’occhio
accorcerà di molto la lunghezza focale:
quanto più del mondo vorremo capire
tanto più nel fondo rimarremo invischiati.
Impelagati ben bene, mi pare, ma il capriccio del sapere
non ce lo toglie nessuno.
Sarà che solo a noi
piacciono le sabbie mobili, ma hanno detto
- πάθει μάθος e qualche cosa del genere -
di stare tranquilli, che si respira anche sotto.
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