Inatteso e denso viatico
( Riflessioni sui tragitti compositivi di Edu Haubensak)
Il suggerimento di ascolto odierno vuole portare l’attenzione su un interessante brano di Edu Haubensak risalente all'anno 2013.
Octaves for four ( Klavierquartett) è propriamente una composizione che si muove tra parallelismi e stratificazioni sonore solidamente ambigue, attraverso un sostare – circostanziato- su singoli elementi, su singoli suoni, che si traducono in reiterati appoggi.
Il tessuto dialogico vede interessati gli archi (violino, viola, violoncello) e il pianoforte. Gli strumenti, con e senza scordature, sono nell’insieme coinvolti in assillanti, ma corroboranti, suoni e passaggi ripetitivi, che si accendono e si moltiplicano attraverso sostanziali forme di calibratura - a volte anche di attutimento - dei movimenti intervallari. Si profila dunque per l’ascoltatore una percorrenza costantemente nutrita di sovrapposizioni e di originali andamenti pluri-lineari che, a loro volta, lasciano germinare una ricerca di relazioni armoniche decisamente nuove.
Musica del segmento, si potrebbe dire, che richiama alla memoria la poeticità del frazionamento, la bellezza e la singolarità racchiuse nella variabilità di un inciso. Le condizioni di avanzamento sono inoltre suffragate e alimentate da scarti dinamici il più delle volte immediati, ma non manca il fascino e il prezioso dosaggio sfoderato in vista di un magnifico crescendo, seguito da immancabile diminuendo. È proprio questa libertà dinamica, sottilmente accentuata, che offre spazio a suoni -punteggiature.
Risulta invece trattenuto su un piano alquanto minimale lo sviluppo ritmico: fatto questo che conferisce al brano una certa purezza di paesaggio, anche laddove sia stridente il tocco o squisitamente dissonante l’incastro tra le voci coinvolte.
Arrivano con effetti di sorpresa le “striature” portate dagli archi che evocano vere e proprie urla. Le risposte pianistiche sono a volte ansimanti: è dilagante e variamente latente il sapore di una profondità del cercare. Un cercare delicatamente spasmodico, che include un desiderio di scoperta.
In tal senso potremmo definire questa musica fortemente interrogante, oltreché iterativa. Gli istanti di vuoto che vanno a plasmare le alternanze tra gli strumenti, subentrano, strada facendo, con l’elettricità viva che contraddistingue i suoni, di cui divengono infatti attraenti elementi dirimpettai. Pur nel dialogo il pianoforte conserva una sua misteriosa estraneità, quasi un’imperturbabilità sapiente. In alcuni specifici momenti il brano guadagna un taglio e una forza espansiva imprevedibile e il senso di straniamento si fa più facilmente accentuato e incalzante.
Sarà utile, di pari passo con l’ascolto di Octaves for four dedicarsi alla conoscenza di No Reality (2018) : brano apparentemente depotenziato, dal punto di vista della forza e dell’impatto sonoro, ma invece carico di fascino in virtù delle qualità implosive e delle sonorità liberamente evanescenti e poetiche. Trattasi in quest’ultimo caso di un quartetto con pianoforte e percussioni.
Tra sorprendente incisività e interessante vaghezza la musica può trasformarsi e assumere fattivamente le sembianze di un denso e inatteso viatico.
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