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Il salottino degli ospiti invisibili

Racconti

Maria Pia Moschini
Edizioni Gazebo


Recensione proposta da LaRecherche.it

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Pubblicato il 09/04/2010 12:00:00

[ Recensione di Liliana Ugolini ]

*

Cara Maria Pia,

La magia del tuo libro “Il salottino degli ospiti invisibili” edito da Gazebo, arriva fin dalla “copertina” e dal quel colore cipria che quasi lo rende, anche lui, invisibile insieme agli ospiti, dietro una “cortina” evanescente (la rima arriva per caso, seduta). Lieve s’insinua in chi legge, un curioso stupore che cerca risposte nella introduzione lasciando aperto il senso. Ed eccoci arrivati al primo racconto “ a la page”. La levità ha una sua ricchezza, qua volutamente parte dello stile del libro, in sintesi, attuale.
Attratti dall’ enigma, sappiamo di vere esperienze (mia nonna Assunta vedeva i trapassati come vivi in dolci consolazioni), e la fantasia concreta delle tue attenzioni sensoriali, si dipana in queste pagine mantenendo il rapporto con l’altrove e qui. Le tue facoltà miste a perizia scrittoria, ci portano in mondi che noi sappiamo esistenti. Condividiamo le visioni, le assenze/presenze, quel percepire dell’ oltre nei profumi e nei colori e, trasportati nel mondo magico del surreale, ci ritroviamo finalmente in uno spazio-ombra dove tutto è successo e ancora può succedere.
Libro affascinante, che ci dona in lettura un eleganza del dire e del sentire poetico. Certo è che ogni fatto anche minimale nasconde un altro fatto che solo pochi sanno vedere e quando ciò è contenuto in una scrittura, questa può donare visioni d’un mondo particolare dove c’è l’inganno assassino di un giallo fiorito.
Le domande sibilline ricorrenti ci riportano ai nostri dubbi, a sensazioni legate a spazi e tempo. Eppure io ritrovo un quotidiano reinterpretato, un trans-scrivere fantasia ed esperienza. Ti vedo tra il verde del retro-bar al mare, attenta ai fruscii del vento, ai miagolii, alle voci, alla musica dando a tutto ciò che accade il senso del mistero che intriga. E lo stupore delle piccole e grandi cose diventa il moto perpetuo dell’interpretazione del vivere. Un vivere al di sopra dove le cose volano, siano coltelli assassini, o impronte o teste senza cappelli o angeli fioriti, dal finale tronco, per quell’humus dello sbandamento. Tu sottolinei in punta di penna, lasciandoci in un mondo parallelo, l’omino di Folon ( statua che incontro spesso). Quell’ombrello di pioggia nel suo senso contrario ha ora un significato in più e Albert Sasso ( il tuo alter ego) è l’espansione del sogno vissuto.
Ancora nella tua scrittura atipica troviamo sdoppiamenti, nella certezza che i fantasmi esistano davvero anche dentro una cecità apparente, anche nell’ immagine d’un amico precipitato. Mi domando come nascano questi racconti di pappagalli, di parolieri e compositori ( che si materializzano sempre quando si canta una canzone), di macchie d’umido ( sensazioni d’una Pissera rivisitata) o del cipresso pieno d’occhi vicino a casa tua, dove in metamorfosi arrivi ad abitare. Davvero il quotidiano si fonda col fantastico/reale suggerendo come diventare albicocca o come le statue tornino alle cave o come si sappia prima la perdita d’un piede. Gli interrogativi che si ripetono alla fine dei racconti lasciano pensare, invocano supposizioni. Certamente sfiorano l’enigma del vivere, la difficile collocazione dell’ assenza come per l’arto fantasma o la morte che sfiora con delicatezza ogni essere pieno di vita, in trasfigurazione di uomini e animali. “Noi che fummo stati” in visitazioni, lungo cigli di strade, in impressionismi colorati, nugoli di farfalle, ora possiamo ripartire dallo zero assoluto, dove tutto inizia di nuovo con il fascino della lettura che lascia leggerezza e stimoli a pensare. Incontri nuovi , in un libro essenziale per ripensarci in altra dimensione.
E’ un’ esperienza intrigante questa lettura.
Grazie, sento che questo libro ( del resto come “Abitare il fantasma) avrà un buon cammino, mi dici anche radiofonico, ad hoc. Bene ne sono contenta per te che meriti di avere più spazio e più voce.
Ti abbraccio con stima, affetto e tanta simpatia mentre adocchio fantasmi che mi si rivelano dal computer… in danze di parole.


L. U. :: www.lilianaugolini.it

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