Pubblicato il 12/11/2014 10:07:04
Viene giù a fiotti a sguazzi inesorabile la pioggia dal cielo di Damocle, e vedova lascia un’arca nella piazza incaprettata. Non ha colpe chi sta in questo acquario dove si sciolgono i monti svenendo sulle valli. Senza scelta di testa e di fianchi (Sopravvivono le branchie che s’illuminano nell’illusione di un sapere che nemmeno sa l’immenso.) Ma s’ereditano morsi di tempesta mossi da tuoni e lampi da carne di simile carne quando lumi ardono in gabbia. Si volge una preghiera in silenzio al Silenzio che liberi il corpo dalle sbarre o gli dia la forza per ricominciare * Alla mia città
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