Pubblicato il 04/11/2021 21:50:29
Il kepos zanzottiano : cento anni dalla nascita del poeta difficile e dieci dalla morte
La poesia sembra divagare e intorbidare, ma infine dilucida quanto v’è di più aggrumato nella storia Andrea Zanzotto
Nelle sue raccolte ci si ritrova in una selva di molteplici sfumature linguistiche e stilistiche: una lettura non facile a cui, suggeriscono gli studiosi, può giovare la rilettura per cogliere significati e musicalità ‘come un sussurrare materno’ e poterne apprezzare lo scavo e la costante attenzione al mondo. E’ il paesaggio che ‘genera il suo occhio’, per riprendere le parole stesse del poeta in un suo scritto ‘Un paese nella visione di Cima’. Pare in questo consistere la geopoetica di Zanzotto, ‘un giardiniere botanico delle lingue’ (così i critici), un geopoeta umanitario.
Nel laborioso e fruttuoso tragitto (nella lunga vita fu poeta, insegnante, traduttore dal francese, collaboratore di Fellini per il cinema, difensore della terra in tempi non sospetti, fu letterato di riferimento per tanti intellettuali…) Andrea Zanzotto evoca immagini che danno voce ad una comunicazione, un linguaggio interno all’universo. Ne escono componimenti/manifestazioni di luoghi reali o immaginari dove tutto grida, invoca? per definire una sorta di tensione escatologica che si avverte nel corpus poetico sorretto da una persistente attenzione/tensione a volte empatica a volte allarmata alla realtà e al mondo.
E’ una poesia generosa, da scoprire continuamente perché educa alla verità e al ‘principio resistenza’ non solo per l’elevato valore letterario. I versi infatti accennano al presagio, rivelano a chi voglia accostarsi, percezioni ed emozioni ancestrali che si radicano in terre natali, pur sfigurate. Poetica dai tanti rimandi culturali e linguistici di grande valore civile, fitta di intuizioni e studi di autore veggente che non si sottrae, antivede e annuncia con inedita lucidità e inesauribilità.
La scelta tra i suoi versi è immensa. Oggi ho riletto ‘Kepos’ tratto da Sovrimpressioni
Qual è, dimmi, il tuo più riposto Kēpos, l’orto in cui divini brillano in rari scintillii, rare ombricole i tuoi semplici che nessuno ha mai immaginato abbastanza… Non indagabili nella loro essenza nella loro carezza-eleganza nel loro alitare col Tutto tra dolci-brevi salvezze oscillare fino in fondo alle pozze più amare? O era il tuo kēpos, Matrità remota ………………………………… quella dispersa aiola di spine e implacabili bacche rosse come fuoco che mai s’estingua nell’estremo del dire del sentire sentinella ferita?
Giardini-diamanti giardini-fonti loci amoeni cui non riguardano i nostri veleni – loci a cui vanamente mi protendo ceu fumus in aëra anelando?
Note :
Semplici : piante medicamentose Ceu fumus in aëra : come fumo nell’aria (di ascendenza virgiliana)
Andrea Zanzotto Poesia del ‘900 Tutte le poesie Oscar Mondadori I Ediz. 2011
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