Quante volte abbiamo sentito alcune espressioni che ci hanno fatto letteralmente credere nella fondatezza del loro contenuto?
- Sono stato ispirato da un quadro di Monet;
- ascoltare le tue parole mi hanno ispirato davvero tanto;
- durante la notte ho incontrato la giusta ispirazione per scrivere una poesia, adeguata al momento che sto vivendo;
- è stato quel luogo sacro ad avermi ispirato la preghiera che ti ho fatto leggere.
Insomma, gli esempi sono infiniti come dovrebbe essere l’ispirazione, quando è autentica.
L’idea di aver pensato di realizzare qualcosa con le mie sole forze, l’ho sempre reputata, già di per sé, una grande soddisfazione, perché capace di spostare, dal piano astratto a quello concreto, e perciò visibile con i sensi, la nascita di un‘opera.
In senso lato, “opera” va interpretata come il “risultato” di un lavoro poetico, letterario, artistico, musicale, architettonico, audiovisivo e manuale, sgorgato dalla fantasia, dallo studio, da un’esperienza singola o collettiva (lavori di gruppo), proprie di un’ispirazione colta al volo.
Quindi, mi viene da riflettere, chiedendomi: visitando un museo, osservo la bellezza di una statua marmorea, ammirando un dipinto, vengo colpito dall’intensità cromatiche, amando moltissimo il colore, leggendo un libro, l’attenzione si concentra sulla bravura di chi lo ha scritto, e scambiando messaggi con una persona, si è portati a credere che le parole ricevute siano state dettate da lei stessa, e via discorrendo.
Poi, improvvisamente, arriva l’intelligenza artificiale, che lentamente inizia a sconvolgere la nostra percezione, a partire dalle piccole cose: comunicazioni registrate dalla voce di un assistente virtuale, una perfetta copia del David di Michelangelo, che rappresenta il trionfo dell’umanità sulla sfida imminente e impossibile, un best seller che svetta nelle classifiche internazionali, un’amica che, avendo poca dimestichezza con le frasi, mi regala un biglietto d’augurio per il compleanno, avendone rubata una dal noto attore Peter Masterson (Un compleanno è solo il primo giorno di un altro viaggio di 365 giorni intorno al Sole. Goditi il viaggio), per far colpo su di me.
Senza contare tutta la rete a maglia larga e stretta, dove la digitalizzazione non perde una “lettera” per invogliarci a convincere che non serve più impegnare cuore, spirito, e magari fare meditazione, per essere illuminati nella vita, giacché, in questo mondo, la rotazione della creatività attorno all’incubazione di fissare il pathos in quello che si intende mostrare all’esterno, è stata sostituita da un programma simulante l’uomo, nella sua totalità.
Al di là dei pregi che i mass media narrano sui vantaggi dell’AI, applicata a svariati settori, in quale angolo del cervello risiederà l’esclamazione emotiva che ci permetteva di diversificarci nel generare un’arte genuina e non falsificata da un computer, il quale, afferma la sostituibilità dell’ispirazione?
Secondo me, creatività e originalità cesseranno di esistere, soprattutto con l’avvento di un’alienazione mentale che ci renderà schiavi di una moltitudine di dichiarazioni, impossibili da sventrare, perché considerate sorpassate.
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