Personaggi:
Gaetano (Gaetanino detto Nino)
Carmelo (Carmeluzzo detto Meluzzo)
Artù l’amico che ha un cuore di bambù
Gaetano e Carmelo si sono stufati delle loro mogli, che sempre li ossessionavano: fai questo e dopo l’altro, come al solito non ne azzecchi una, sei proprio fesso e tutti se ne approfittano, guai a toccarti i tuoi parenti, ma la smetti di guardare quella, dove sei stato, dove stai andando, che stai pensando, non mi consideri mai, ecc. ecc.
Così , dopo un “non se ne può più” sfiancato e all’unisono, si staccano dalle loro metà per ricomporla tra di loro. E se ne vanno a vivere insieme.
Un po’ si odiano, ma di più si amano, avendo in comune l’amore per internet e le belle femmine, almeno a parole. Quanto al lavoro, non ci sono problemi, visto che entrambi da poco sono dei pensionati.
Per sfuggire l’occasione di ogni incontro con le rispettive mogli, hanno scelto di convivere in un’altra città, piuttosto lontana dalla precedente.
Nino, più pigro, lascia i compiti dinamici a Meluzzo, che si occupa del rassetto della casa, della cucina e, alla fin fine, di tutto. Per ciò che concerne la spesa, Nino “interviene” quando necessita fare rifornimento. Allora prende la macchina ed accompagna Meluzzo. Dei due, lui solo ha la patente.
SCENA:
Meluzzo entra in casa tutto trafelato carico di spesa. Fuori piove e Nino non lo ha accompagnato perché lamentava un forte mal di schiena. Il povero Meluzzo è bagnato come un pulcino, ed anche incazzato. Percorre il lungo corridoio, e fa la sua apparizione in sala, laddove Nino sta al computer, come al solito, facendo tic tic sui tasti con le sue grosse dita.
Meluzzo - Minchia sempri nta ddu computer sii! E dammi ammenu na manu a togghieri sta robba!
Nino - Mi fa male a schiena assai, assai.
Meluzzo - Laggiù per le vene ho voltato, Dionisio e cani rognosi all’abbaio monetizzavano stomaci in ricerca ardita…
Nino - Iamme belle ià, mo’ ci risiamo! Ma che vvò dì?
Meluzzo - (mentre porta le sporte della spesa in cucina, e quasi tra sé)
L’acqua di fonte parlò!
Nino - (a voce un po’ più forte per farsi sentire dal compagno ora nell’altra stanza) Tengo fame. Assai, assai.
Meluzzo - (ritornando in sala) I speak about menu: pipareddi fritti cussì t’abbruci anticchia, e ti susi; sta seggia a forma de tu chiappi prese.
Nino - A Melù. lassame chattà, na bellezza accà! Na poesia io aggia a fa, da
dedicà…
Meluzzo - Never, forever, stranger in the night.Susine susciano e si susunu. Avorio ed ebano in righi orizzontali, gli strappi del selciato in brache.
Nino- In risposta compie un notevole atto di fatica, ossia si accende una sigaretta.
Meluzzo - (con voce isterica) Guarda che ho appena pulito, non vorrai sporcarmi il pavimento!
Nino - (Muto. Continua il suo tic-tic al PC).
Meluzzo - Zomma rispunniri mi vuoi? Sempri cu ste fimmini stai!
Nino - (Muto, si versa del limoncello nel bicchiere già predisposto e a portata di mano. Con occhi acquosi poi si rivolge al compagno).
- Tu mi vo’ fa male a o’ core. N’atra mulliera aggio sposato? E dillo ià, che vu’ esse tu l’unico sultano!
Meluzzo fa per replicare, ma suonano al citofono. E naturalmente è lui che va a rispondere.
Meluzzo - Cu iè…ehm, chi è? OK (Apre).
Nino - Chi è chillo?
Meluzzo - Nu sacciu.
Nino - Vabbé!
Meluzzo - Chi minchia fu? Boh, sbagghiarunu. Strane parole sentìì.
Nino - Eppure aperto hai, assai assai.
Meluzzo - E mica pozzu fari a viddiri chi non capisciu! Forse sbagghiu fu.
Non azzeccando Meluzzo (come sempre) previsione alcuna… suonano alla porta. I due si guardano con aria interrogativa. Nino, lascia in “libertà condizionata” le sue povere dita e fa cenno a Meluzzo di andare ad aprire. Meluzzo va. Poco dopo nell’appartamento si leva un grido di gioia. Meluzzo, accompagnando il visitatore in sala , non finisce di esclamare:
- Artù, Artù. Sei proprio tu? L’amico di bambù?
Il nuovo arrivato, forse intimidito da tanto frastornare, tace. Nino tende appena un orecchio a tutto quel vociare, attento a risparmiare l’energia dell’altro. Le due dita, nel frattempo, avevano ripreso ad operare. Nuovamente si ferma, non appena Meluzzo e Artù entrano in sala.
Meluzzo - (rivolto a Nino, e con un braccio sulle spalle di Artù) We All Loved Each OtherSo Much. Vidisti che bedda surprisa? nentidimenu chi u nostru Arturuzzu!
Nino – Con sprezzo del pericolo regala a quest’ultimo un sorriso e, “crepi la pigrizia”, porge una mano per stringere quella del suo ospite e dire: The Bird with the Crystal Plumage.
Artù - Yes,Seven beauties. Motto co-ttento vottra a-tte-zione. A-votte ina-pe- tata.
Meluzzo - The hawks and the sparrows!Dita sotto sale, uno per occhio. Cucuzze in superotto.
Artù - Di profili, astrali semine nell’orbite, strade d’atolli in fase rem che il Don sfogliava in chiaro-scuro.
Nino - E mo’ pur io. Tree of the Wooden Clogs. Alle strade rotte di paese serpeggiano inutilizzati poliedri della mente.
E così, i tre, continuano per un bel po’. Ad un tratto, come un lampo abbaglia la stanza, bloccandoli nella forbita conversazione.
Meluzzo - Cu succidiu?
Nino - Chiove assai, assai.
Artù - (Non parla, ma fissa lo schermo del PC). Gli altri due se ne accorgono e fanno altrettanto.
Questa volta proprio dallo schermo, a dimostrazione di essere quello la causa, perviene un rumore come di tuono. Poi appare un volto. Il volto di donna bellissima.
Sui tre in contemporanea sboccia uno sguardo arrapato. E così pensano uno ad uno:
Il primo: - La voglio alla mia corte.
Il secondo: - la voglio alla mia corte che deve essere migliore dell’altra.
Il terzo: - Io non voglio corti, ma lei sola vorrei. Intanto mi accontento delle stelle.
Il volto parla:
- Tre siete, e tutti e tre monelli. Per questo io, il Sacro Spirito del Computer, vi condanno a riscrivervi alla prima elementare. Fuori da questo tempo. E precisamente al tempo di Colui che vero amore ebbe per la sola Lingua Italiana.
Un vocio di terrore in sala, che il Sacro Spirito zittisce:
- Inutile ribellarsi al mio volere. Tutti il “bagnetto di Lingua Italiana” dovete fare! Potrete ritornare in questa dimensione solo quando diverrete freschi di bucato. Lavati, e pure stirati!
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