Pubblicato il 22/10/2009 18:50:20
Manciate di sabbia negli occhi, in gola il sapore del ferro, di ruggine il volto coperto del filo spinato di un muro, mai eretto, eppur presidiato. Un concio di pietra che avanza è come un forziere fantasma, un dono di merce avariata che basta a saziare la fame, mai spenta, eppure sedata. L’inedia è rivolta alla bocca, il torpore allo sguardo di agnello, non vi è cibo per deboli fauci e quando cala la notte l’assedio di volpi diventa macello, e, all’alba, si scorgono vuoti i recinti. Mi succhio le dita del sale e ingoio la rena dei flutti sommersi durante i tramonti, tessendo cestini di rame coi fili di ferro estirpati, dal sangue che riga il mio pianto.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 3 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Maura Potì, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|