Durante il tempo di navigazione, oppure semplicemente soggiornando in un virtual place, è possibile notare sfaccettature di interazione scrittoria che, seppur apparentemente scontate, accettate e persino emulate dalla moltitudine degli internauti, riescono comunque a dirci qualcosa dei passaggi, meteoritici o incisivi, avvenuti nello spazio di condivisione pubblica.
L’aspetto più sorprendente risiede però nel visionare i commenti di alcuni iscritti che, malgrado in alcuni siti abbiano inserito una persona nella lista dei preferiti, lasciano a quest’ultimi una frase, un elogio, un saluto, mentre, a un’altra, magari fuori dal proprio coro, pubblicano un corposo commento, e anche parecchio “ad hoc”.
Se vai a chiedere il motivo di questo atteggiamento, vengono fuori scuse di default, come le seguenti:
- non ho tempo e mi collego raramente al sito (poi si scopre che il nickname o il loro vero nome e cognome, appaiono continuamente, negli orari più disparati, sempre collegati, ma chissà, forse occorre farsi controllare la vista. :D);
- non sono capace a scrivere commenti, tu sei una persona acculturata, io non riesco a spiegare quello che leggo (eppure a te hanno lasciato una frasuccia di circostanza, e agli amici, degli amici e degli amici ancora, un edificante e lungo commento che porta a credere di aver sbagliato tutto, nel tuo modo di interagire).
Quanti altri esempi, si potrebbero fare, ma anche un estraneo intende subito che l’ago della bilancia oscilla in forma anomala, perché, qualora un testo dovesse stimolare una reazione di vario genere, l’epifania delle parole appare magicamente a pochi, evitando di assegnare la medesima considerazione nel commentare, nella giusta misura, gli stessi che, invece, adoperano una modalità di larga attenzione a chi vogliono, per poi seminare uno, due, tre vocaboli o un’intera frase, a parecchi.
Personalmente, non credo alle pseudo giustificazioni, quando i fatti parlano in modo esplicito e inconfutabile, avendo sempre preferito dosare la qualità del tempo, a tutti, con eguale procedimento.
Le corbellerie dettate dalla stupida furbizia, che può colpire anche i più prolifici nella scrittura, trovano terreno fertile nelle bugie e ipocrisie, appena i loro ampollosi e paternalistici commenti contraddicono la medesima svogliatezza, offerta a un’infinità di testi commentati, come fossero stati scritti da menti infantili.
O ci si impegna, con un “modus operandi” rivolto adeguatamente alla moltitudine, oppure si evitino le lamentele in pvt, sfruttando il prossimo, in senso generale, al solo scopo di mettere in bella mostra esclusivamente ciò che si scrive.
Certamente, qualcheduno non sarà contento di questa verità, diffusa nel web, ma eludiamo l’idea di serietà, nell’istante di un reciproco scambio in cui si dimostra, tangibilmente, il contrario del proprio operato e del non fatto bene.
Capisco che nel cyberspazio, dove le interazioni sono mediate da schermi e algoritmi, certe “restrizioni” scrittorie non hanno lo stesso peso e possono essere facilmente ignorate o reinterpretate.
Ma la descrizione dell’esperienza che ho inteso comunicare in questa opinione riflette la natura spesso caotica e meno regolamentata del web, dove la libertà individuale è ampia, ma anche più suscettibile di comportamenti superficiali (in superficie e non approfonditi in un contesto di scrittura).
Nel mondo virtuale sappiamo tutti che niente è obbligatorio, ma il meccanismo della visibilità del sito è impostato sui likes e commenti, e il mio pensiero vuole evidenziare un contrasto tra affermazioni reali e l’autonomia di scrivere come si vuole, col giusto equilibrio.
Grazie per avermi dato questa opportunità e lasciamo al lettore le dovute conclusioni.
Buona e serena scrittura a tutti.
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