Se tu potessi risalire nel cammino
la rosa del giorno che dovrà venire
sotto le onde della voce, dietro le leggende
c’è una dura disciplina,
che l’ha condotta alla resina sui polsi,
che apre in altri versi il campo di una lacrima.
Una pioggia di gesti viene giù
dalle parole che ti scrivo, un fiume santo
s’impossessa dell’aria fino al collo,
con morbide punte d’amore sopra i seni,
dalla magia del tuo tocco. Ore, acqua
si cercano tra la saliva del tempo.
La meraviglia che lascia il segno
fa tornare la visione e un sonno uguale.
Nel colore così bianco della sera
io sognavo la tua cura, nel sale della vigna,
separando codici e sorgenti dai minerali della terra,
e il rosso andava via per tutti gli angoli
si dissanguava,
assumendo la potenza dal colore
nel balzo dei pianori. lo sentivo
cercare un linguaggio colmo di bellezza,
la madreverde risparmiata dalla luce.
-com' è ostinata la bellezza
come un secondo cuore, difficile da contenere,
in un più piccolo spazio, violentemente reale
si librava in anticipo sul vento,
per rifondare la propria parola,
per dare ancora un nome alla festa;
cantando i silenzi intrecciava i colori
pronti a migrare nei luoghi più caldi
come uccelli dal bosco- Lo chiamavo,
con la rugiada sul seno, ad orlo di luce,
nella fragile danza degli equinozi
premevo lo sguardo dove trovare riparo
alle crepe del vivere; in ogni taglio
inventavo una storia tra il giallo e l’azzurro
raccogliendo le sfumature con una carezza
sulla veste più chiara riponevo la schiuma
a creare una luce ed una canzone per te,
visibile appena. - ohh! non importa ascoltarla
il corpo l’avvera celando le note e tutto il candore
nelle sue terre interiori, in un sogno
disciolto nel sangue - Un antico tamburo
condusse la pancia sul fondo del cuore,
tra i nostri piedi sacri, con le mani piene di pupille
per toccarsi uniti al centro
di un uovo luminoso un nuovo cuore,
con la forza che fa crescere lo sguardo
sulla pozza delle meraviglie.
Un viaggio essenziale tra i varchi del rosso
che allaga nel petto, che va alla gioia.
Prova a coprirti gli occhi, amore,
prova a guardare il filo d'erba
sotto la neve luccicante
torna la visione e un sonno uguale,
passando la spirale fino in cima
c'è un albero nell'albero,
ad ali tese, alla sua luce, siamo noi
sulle tre fascine nuove
che mettiamo tra le pigne le parole ,
ed altro erbario sulle punte
e le sue stelle, nell'enorme vuoto
da dove viene il vento
degli uccelli innamorati.
Come un respiro di silenzio tende l'aria
al viso delle origini, al risveglio,
un retina grande nell'ascolto,
non il suono sul timpano del tempo
nella mente, di ciò che non si vede
da parte a parte tra le tempie
il tuo viso è la mia parola
Forse era scritto che così
doveva essere la storia,
che il rosso si slegasse in fiume
e in aperta piena il suo profumo
affondasse nel sogno. Benedetto
tu sia, allora, e quel colore
nella sua più lunga danza,
sopra l'orizzonte del vissuto
nell'arca dello spazio:
quel chiaro dell'aria che ora trema
è un campo fiorito con le voci
che danzano sul filo dell'inverno
nel fiume che trasporta la montagna
l'arrotolarsi sacro della luce
che ripete i nostri passi tra le gambe,
il suo frasi frutto , che dovrà venire,
nel saluto di novembre.
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