Faccio correre veloci le mie dita sui tasti di ebano e di avorio.
Accordi armonici maggiori inframezzati da una percettibile dissonanza, da quel toccante Mi bemolle, leggermente calante, la blue note, a cercare tra le pieghe di uno spartito che sa di jazz quella cosa che taluni si ostinano a chiamare anima.
Chissà se esiste davvero.
Certo, mi dico, se esistesse dovrebbe essere la somma delle esperienze vissute, della sensibilità, dei sogni, delle aspettative future, e non può, non deve, evocare tristezza. La ricerca della felicità è nel nostro DNA. Il percorso sarà pure tortuoso e frastagliato, periglioso e ricco di insidie, ma le infinite risorse del nostro essere umani ci consentono di pescare un sorriso anche nel buio più profondo.
Pare un controsenso, ma anche la musica triste mi dà gioia: è davvero un linguaggio universale che mi interconnette al mondo intero.
Guardo fuori e vedo che è già notte.
Ma è una notte strana, una notte blue; e mi chiedo se anche tu vedi questo stesso cielo, là dove vivi, tra scogliere e isole, cornamuse e violini, Guinness e black and tan. Eppure mi piace immaginarti davanti ad una cioccolata calda, con tanta panna, e gli occhio fissi a quel cielo, che è così bello quando è bello, con la mia musica come sottofondo.
Forse l'anima è racchiusa nella dissonanza di una nota blue.
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