È continuo, piegato le ginocchia mi dolgono
arcuata la schiena solfeggia le note più tristi, è stanco,
così tanto bramai la vittoria.
L’erba infestante germoglia
nel caotico caos dei giorni confusi
un bazar di idee rovinose,
terra, vestita di velata saggezza
celi nel ventre il fetido incesto.
L’estirpo con rabbia fra ansimi e lacrime,
dita nervose stringono e tirano
profonde radici, quelle resistono.
Sul capo grondante
incombono nubi di greve illusione
zolle brunite colmano vimini
di mortale solitudine
infine a sera, la mia terra è una vergine,
la luna sorniona mi elogia,
domani linda ancora sarà
pronto tu sia a un’altra battaglia
credi in te stesso
mai subirai l’umiliante sconfitta.
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