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Per ritornare, dal mare

di Amina Narimi
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Pubblicato il 03/10/2014 21:45:04

Ha la calma del latte

che tiepido arriva-

abbandonato alla grazia

che lascia cadere,

versando sull’erba

tre gocce di luce- il suo seno

 

Le daranno della gitana

per la lingua inventata

a tenere segreta la luce,

per come si porta via con l'inverno

l’odore dei nascondigli

ottanta mondi lontano

in una pentola grande di riso

sbattendo la neve coi semi di lino

e un mandala, il più bello d’oriente,

preparando il ritorno tra le montagne.

 

Adesso vola, 

filtrando sott’acqua all'autunno 

a rincorrere i raggi dell’ultima notte,

la ghirlanda del disco dei pesci,

con lente parole e un profumo che tiene

come  un filo alla gola di kashmir.

 

Lei sa che  morire  è generare  

un atto magico. in vita

confuso in preghiera. Le sale tutto il viso

un limpido rosso- nell’accenno della sera

convocata e lieve- nel tuo sonno

viene a dirti  “torno torno”

su quella strana trottola che gira

nella saliva della luce per la casa

 

è forza antica allora il gioco

che riprende il filo all’invenzione

se ci passi sopra con le dita,  puoi sentire

dove vanno a finire delle cose

con le gambe a penzoloni, nel pozzo di calore,

mostrando di parlare con mezzi di fortuna

dallo scarto, per battiti segreti

come lucciole alla nebbia,

anche il  pianto è una freschezza

improvvisa, nel sangue,

un dolore rimosso ai bambini

dove il taglio si adagia sicuro

e un nastro chiude le punte

facendo passare ninive

attraverso ciambelle di pane.

 

Sprofonda il mio petto carico di tane

fino all’inguine del sogno, e giragira-

cavezze,  finimenti, morsi per piccole bufere

otto buchi d’alberi ..  36 vedute del Fuji

tutto il resto è selvatico aramen-

sott’acqua…

tra il nero religioso una nicchia di luce

traduce dal silenzio la visione

impressionando fontanelle nuove

il piacere di pianori messi a bagno

nel godere. tu sapevi che senso aveva

un’altra vita nella vita della mia felicità:

il blu il boato il fuoco di lingam,

linga purana, quando ci siamo allontanati

 

con il cuore fino ai reni..vogheremo,

una battuta a mezz’aria, da un fianco soltanto,

poi via, da quell’altro,

e tra le mani una corda di perle

fitta di nodi a scorrere il tempo

risalendo il klin otto lungo le dita,

cantando al contrario del fiume,

per ritornare,  dal mare.


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