Da quando non vedo più i tuoi capelli lunghi,
da quando ho cominciato a dimenticare
l'indefinibile grigiazzurro dei tuoi occhi,
da quando i ricordi di tutte le notti passate con te
a giocare a nascondino fra i locali in riva al lago
si sono immersi nell'oblio dell'abitudine che tutto cancella,
da quando le tue mani non sfiorano più le mie,
per caso, ballando, di fronte ad un pubblico ubriaco
e malfermo sulle gambe,
da quando i tuoi passi di danza strani
e dagli splendidi nomi francesi
non tornano più a farmi compagnia in mattinate insonni
e solitarie - sotto le splendide luci arancioni
di via Zamboni - io non so più che colore abbia
il sole che, pallidamente, pare sfiorare appena questi miei giorni,
nella mia vita oggi tanto vuota,
tanto vana, che scorre senza scopo verso un orizzonte nascosto da
foschie e dubbi, verso l'insostenibile e angoscioso "non so".
Ho voglia di rivederti, solo per un attimo,
come se fosse ancora estate,
in quel tuo vestito azzurro,
che si solleva al vento lieve,
mentre giochi a palla con me.
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