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Il perdente fortunato

di Ivan Fanucci
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Pubblicato il 14/04/2015 20:18:09

Mauro era riuscito dopo lunghe settimane a finire il lavoro datogli dal suo capoufficio. Contento del risultato era tornato, dopo la nottata passata sui suoi conti e svariati caffè, alla sua postazione di lavoro con la stessa gioia che aveva provato quando fu finalmente assunto il primo giorno. Ma la chiavetta dove si trovavano i file a cui aveva lavorato per tanto tempo non si trovava.

Era arrivato presto, stanco e innervosito, pieno di aspettative per una promozione attesa e desiderata a lungo; quindi si sedette, prese un breve affannato respiro e cercò di calmarsi. Dispose la giacca sulla scrivania e sondò ogni tasca con minuziosa attenzione, poi i pantaloni e infine la borsa.

Probabilmente l'aveva lasciata dentro il suo portatile a casa e quindi uscì di corsa dall'ufficio. Salì in macchina, che aveva parcheggiato momentaneamente nel posteggio per gli handicappati prima che il vigile mattiniero gli facesse la multa e sfrecciò per le vie ancora poco trafficate della città, dritto verso casa.

Arrivato alla porta del suo appartamento notò che si era dimenticato le chiavi di casa e imprecando suonò nevroticamente al campanello, svegliando la moglie e facendo piangere il suo piccolo bambino. La donna aprì sgridandolo, ma lui non sentendo ragioni si precipitò al computer sicuro di trovare il frutto del suo lavoro nel pertugio della macchinetta. Niente da fare non era nemmeno li. E di nuovo a pensare dove potesse essere.

Cominciò a sbraitare muovendosi per la casa in lungo e in largo, convinto che fosse da qualche parte, caduta per terra in cucina o in salotto. Mentre faceva tutto quel trambusto chiamò il capo al telefono di casa sua chiedendo di lui. Mauro trasalì e rispose che stava per arrivare in ufficio.

Alla fine si sbracò sul divano e cominciò a piangere sicuro di essere licenziato per la sua negligenza, la relazione dei suoi conti era lunga e complessa, quindi non sarebbe riuscito a riformularla in tempo e abbandonò quel pensiero. Come quando si prepara un compito a scuola per una data fissata dall'insegnante, quell'incubo di gioventù era tornato a tormentarlo di nuovo; solo che questa volta non si trattava di un banale rimprovero, ma c'era in gioco la sua carriera e il futuro della sua famiglia.

Prese un secondo di tempo e chiese a sua moglie se aveva visto in giro per la casa la sua pennetta, cercando di non farle capire l'inghippo in cui si era trovato, per non darle pensiero. Ma lei capì di cosa si trattava e cominciò a sgridarlo preoccupata.

Lui non volle sentire le lamentele e si fiondò fuori casa non sapendo dove sbattere la testa. Salì in macchina e notò che aveva ricevuto una multa per averla parcheggiata davanti ai cassonetti dell'immondizia e si mise ad inveire contro il vigile che si stava allontanando, quello tornò indietro e lo ammonì intimandogli che lo avrebbe multato ulteriormente se non si fosse calmato, ma Mauro non riuscì a placarsi e ricevette un'altra ammenda.

Si recò velocemente in ufficio, per quanto la strada con le sue pause e attese e il traffico e la malizia degli altri guidatori lo ostacolavano. Pieno di dubbi e incertezze su quello che era il significato di ciò che gli si spianava davanti, nella sua mente; si sedette sulla sua sedia, nel suo ufficio nei suoi pensieri, venne riportato all'attenzione del mondo dalla segretaria del suo capo che lo voleva immediatamente vedere.

Entrò timidamente con la coda tra le gambe e si preparò al linciaggio.

Il suo capo lo lodò per l'egregio lavoro che aveva svolto.

Mauro trasalì ulteriormente. Non capiva, cercò di spiegare la situazione, ma lui lo rassicurò, facendogli vedere che aveva la pennetta inserita nel suo computer. Disse, che l'aveva ricevuta da un suo collega che l'aveva trovata vicino alla macchinetta del caffè e non capendo di chi fosse gliel'aveva portata e lui intuì di cosa si trattava.

Mauro, cadde per terra, l'emozione troppo intensa gli fece defibrillare il cuore e gli venne un colpo. Si risvegliò in ospedale la sera stessa tra lo sguardo preoccupato della moglie e incuriosito del suo piccolo.

Il medico disse che l'aveva scampata per un miracolo e che sarebbe bastato così poco se l'ambulanza non avesse trovato libero il posto degli handicappati sotto il suo ufficio e non l'avessero tratto in salvo prima che fosse stato troppo tardi.

Mauro guardò il volto brillante di sua moglie e gli promise che non sarebbe successo di nuovo. Si sarebbe ravveduto e ringraziò il cielo per la sua seconda occasione. Poi si rimise a dormire.


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