In sogno ti scrivo coi seni,
come fossi intorno ad altre terre,
che aprono e chiudono, nelle tue mani,
un fiume un sole una via;
sei splendido nell’aria. sei al fianco
e cammini sul filetto di una vite
illuminando la striscia di un sentiero-
da un filo che rimane sempre teso,
che a sfiorarlo ricominci dalla carne-
il tempo interno che vive in una freccia
quando sfonda l’incoscienza e resta,
unendo insieme l’ombra con la grazia,
tra la rosa di ieri che ora cresce
la nuova rosa. È così,
come un giovane fiore
che risale alla voce del giorno
con la parola più lunga che sa
-unavoltapersempre-
una pioggia caduta e diffusa
dove mette tutte le voci,
della più violenta dolcezza,
e conquista, nei grandi petali, un’anima
impregnandola di un’unica luce
che continua anche nel sonno
con l’attenzione di una preghiera,
con la forza interiore di un PadreNostro.
Nel sorriso del volto più amato
la necessità della natura, spietata,
è di amare con le ali degli occhi,
nel luogo più aperto della realtà,
di esserci e basta,
nell’eterna corrente del suono
della voce che chiama in continuo,
che in ascolto sorride. Sei tu,
nella profondità di un destino,
che salti in braccio all’autunno
nell’ampio pube alle onde
come gole che bevono sogni
unavoltapersempre
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