Le cose belle della vita sono tante, ripeteva il maestro delle medie, ogni volta che la campanella suonava la ricreazione, ma i bambini correvano fuori e pochi sentivano il suo messaggio finale. C'era solo uno di loro che si fermava ogni volta a chiedere che cosa avesse detto. Si posizionava davanti al maestro con le mani incrociate sul petto e lo fissava per tutti quei secondi nei quali il suono della campanella annunciava il tempo della libertà temporanea dai loro studi. Lo fissava con aria triste e poi gli faceva una domanda, sempre diversa, sempre con un'aria malinconica. Gli chiedeva perché ci fossero guerre, perché sua madre e sua sorella erano malate e perché la gente soffriva; il maestro ogni volta si piegava su di lui e gli accarezzava il volto dicendo che tutte le cose hanno un inizio e una fine e a volte si trasformano in qualcosa di meglio del loro stadio iniziale. E così il ragazzino si quietava e si asciugava le lacrime.
Un giorno il maestro non vide più arrivargli di corsa, alla pausa ricreativa il piccolo studente , così decise di fare un salto a casa sua e scoprì che era malato anche lui, ma al contrario dei suoi parenti non era in ospedale e si stava rimettendo, il maestro si prese tutto il pomeriggio libero per stare con lui.
Il bambino stava a letto, al caldo delle coperte in una stanza scura e poco illuminata, era pallido e sudava, il maestro gli si avvicinò pian piano e si sedette al suo fianco e gli chiese come stesse. Il ragazzino tremava per la febbre ma il maestro gli disse che sarebbe guarito presto, per confortarlo e che sarebbe tornato dai suoi compagni con cui giocare e studiare.
Il bambino gli disse, tra un colpo di tosse e l'altro, che a scuola non veniva considerato molto e che a volte veniva preso in giro perché era il più piccolo e gracile, ma il maestro gli disse che a volte i grandi uomini che avevano lasciato un segno non erano stati di grandi dimensioni e spesso erano i più motivati nell'affrontare il mondo.
Poi il maestro scostò le tende della stanza e aprì leggermente la finestra facendo entrare le luce di primavera e un po' d'aria fresca, chiedendo al ragazzo se gli faceva piacere. Il bambino annuì perché la tata di casa sua non voleva che prendesse freddo e quindi se ne stava in un ambiente torrido e buio fino all'arrivo del maestro.
L'uomo rimase in silenzio a fissarlo con i suoi occhi miti e gentili e il bambino gli sorrise, poi con voce ferma e dolce cominciò ad elencargli tutti gli aspetti della vita che gli piacevano, prima gli parlò di quanto era fondamentale lo studio e il bambino arricciò il piccolo naso. Il maestro sorrise e gli disse che forse quando sarebbe cresciuto, l'amore per lo studio gli sarebbe arrivato e lo avrebbe condotto per una strada forte e sicura, gli avrebbe fatto dubitare tutto quello che aveva imparato nelle scuole e avrebbe affrontato il mondo con occhio nuovo e rivalutato i propri modi di agire. Il bambino era intelligente e cercava di capire ma era ancora troppo piccolo per assimilare la cosa. Così il maestro gli disse che un giorno avrebbe inteso le sue parole. Ma per il momento lo lasciò meditare su un piccolo ragionamento, gli chiese se gli piacevano i dolci, il bambino annuì con la testolina sprofondata nel cuscino, e allora il maestro gli disse che una torta è una cosa complessa, adesso che lui era piccolo poteva gustarla e assaporarne i sapori, ma un giorno sarebbe stato in grado di farle lui le torte e un giorno avrebbe avuto le nozioni giuste per farle da solo con gli ingredienti che piacevano a lui e che se ci avesse lavorato con dedizione avrebbe potuto anche vincere una gara di cucina con quella sua torta o avrebbe potuto continuare a mangiare la stessa torta che gli piaceva da sempre e ne avrebbe potuto riconoscere gli ingredienti e la lavorazione.
Così il maestro gli disse che una buona fetta della torta della vita era così.
Il bambino si mise a ridere di gioia, ma poi cominciò a tossire e si rattristò di nuovo. Il maestro si girò verso la finestra e guardò fuori, c'erano gli altri bambini che tornavano allo studio pomeridiano e per distrarre il bambino gli chiese che cosa gli piacesse, a parte i dolci.
Lui lo guardò con i suoi occhietti scintillanti e con la sua piccola bocca gli disse che gli piaceva stare con sua madre e giocare con sua sorella.
Il maestro lo guardò e lo assicurò di una cosa, finché le persone le ami le porti con te e rimangono nel nostro cuore, ma bisogna anche imparare a lasciarle andare libere per la loro strada e questo è un atto di amore molto più forte che volerle continuamente a se, la forza dell'amore non è di per sé quanto si ama, ma il modo in cui lo si fa, e un giorno così saprai come affrontare la “debolezza” che insinua il tuo cuore.
Il bambino provava a capire ma per lui lo sforzo era enorme. Così il maestro lo guardò e gli chiese se aveva un animale domestico, lui gli disse che non si ricordava bene, ma quando era più piccolo aveva un cagnolino con cui giocava e che dormiva sempre ai suoi piedi ecco, ricordava solo quello. Il maestro lo fissò dolcemente e gli disse che gli animali non sempre ti possono accompagnare per tutta la vita, ma quando hai bisogno di loro ci sono sempre e sono pronti a donarti il loro amore con tutta l'intensità di cui abbiamo necessità poi devo andarsene come e quando la vita lo vuole perché la vita li ama e li richiama a se.
Il bambino annuì e dentro di se il suo cuore aveva incominciato a rasserenarsi. Allora il maestro, venuta l'ora di cena si congedò dicendo che le cose belle della vita sono tante e che un giorno, se essa avesse voluto donargli tutto il tempo che poteva, gli avrebbe anche regalato tutto l'amore e il sapere che gli sarebbe servito a capire, le cose belle della vita.
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