A scardinare cristosanti
e madonne ruggenti sugli altopiani
levigati a falce nella tabula rasa dei nostri pensieri
Diammo, come morti fummo sulle croci in fiamme
appese alle nostre meridiane lancia razzi
sfila chiodi appendi abiti custodisci fremiti
plurale magistrale la riserva con cui chiamammo
io a moltitudine di versi inversi riversi sulle circostanze
sfilettate a fondo vite, raggiunto il limite negli amplessi
perifrastici in cui non ridi o godi o fingi di capire
comunque s'apre la vocale all' urlo
sale la rabbia arma il castigo
di ogni frase lanciata al vento
perchè la benedica Eolo
che tengo in giardino insieme agli altri sette te
bubù, chi ha paura del buio?
Spezzo le catene oggi questa sera adesso
imprigiono il cosmo cane randagio spergiura fuoco
che si arrenda alle mie pretese
di viaggiare nello spazio
alla velocità di un nonritorno al presente
con la costante di perdersi per sempre
nelle pieghe del mantello invisibile del tempo
fino all'osso.
Il cataclisma io
in verità vi dico io
in vino veritas io
invano vanità vanifica l'io
perchè io perchè io? perchè io
sono
l'oltraggio
il controllo
le mani sulla culla
il regno il perdono le fasi della Luna
la guerra di due mondi senza eroi
patibolo tallone d' Achille
nel nome di mio padre posso fare quello che vuoi
voglio fare quello che non posso
camminare sul ciglio dell' abisso a ritroso
fino a scavare il pieno dal vuoto
colorarmi di tutti i colori del mondo
e poi scegliere un neutro qualsiasi per le mie vesti
per vantarmi d' essere sobrio
dopo essermi bevuto per anni
la storia del figliuol prodigo a più riprese
come quando andasti via
a rincorrere il tuo mito di famiglia per bene
facendomi la cortesia di non amarmi troppo al primo sorso
non tutto, una parte dell' insieme
così così come conviene
all' essere o non essere.
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