Aspetterò l'inverno
per consegnarti quella foto
in cui sorridi alle mie spalle
e bruciarla nel fuoco pensile del tuo camino sospeso
sulla darsena di terra cotta
stagno a mattonelle saliscendi di salici piangenti sulle volte
scongiurando perseveranze nell'immagine
e al loro posto nuove incognite
al percorso di ricordi senza mappe
sarà l'intesa, patto mezzo sangue e a mezzo fiamme
di lasciarsi andare all'esperienza
che esamina senza prima spiegare il programma
che lei comanda a più riprese
nell' egocentrismo smisurato e totalitario
del più antico dei presenti
a farsi fede
se necessario
che tutto possa accadere nuovamente
in un altra vita vissuta di già
perchè tutto si ripete
e dunque il mio amore per te
puoi considerarlo una costante
nelle variabili dominanti dei percorsi del caos.
Se tu sapessi che tutta questa lingua che spreco
non è fatta che per leccarti
le ferite vecchie
e le nuove aperture della pelle a condizioni straordinarie
d' impensabili utensili da taglio
avresti meno reticenze
nel gestire le parole come lame.
Dove si curva la preghiera alle ginocchia ti riconosco
e ti saluto come fosse un segno della croce
solo meno stanco di lacrime che di chiodi
a strappare false promesse dalla carne a gran voce
da chiunque mi ascolti
anche solo per il tempo di prendermi le misure
per il cappotto di legno
cassa da morto nei film western di una volta
oppure ridere dei miei sogni di gloria
nell' eta beta dei rimpianti
fino a che due soli sorgano soltanto
a moltiplicarci gli orizzonti
e liberarci dal male di restare oscuri a noi stessi
in fondo fino a che morte non ci separi
dalla condizione che ci condanna ad essere mortali,
essere vivi
esseri viventi
atomi diversi
di un unico nucleo primordiale
scia unverso coda cometa
bava di lumaca risposta retorica
alla femme fatale.
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