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Con un dito sulle labbra

di Amina Narimi
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Pubblicato il 12/09/2014 11:17:37

Non scambiare le immaginazioni per i fatti ,

e i fatti miei per immaginazione- 

se credi in Dio, opera con lui,

se non ci credi,diventa lui o l’uno

e l’altro- E' vita

che si nutre della vita dall’inizio

infliggendo a tua madre quei dolori,

e ancora per il cibo lotterai, ed un riparo.

 

 

Una colonia di formiche, o gli uccelli in stormo

sanno che il principio della terra fu nel verde

al terzo giorno appena, e solo il sesto noi

gli ultimi arrivati. Ci sono terre emerse

se nel becco c’è l’ulivo, e si offre tra le mani

a garanzia di vita. Puoi piantare quella vite d'oro

nell’asciutto ed ora. È un gesto libero

succhiare alla radice con la bocca

la noce e i piedi in aria, è tenerezza

il tuo sesso sulla terra e il sogno che ne viene

sembra fermo, ma cammina come gli alberi che amo:

due percorsi insieme, nomadi e stanziali, uniti

per la luce vegetale. Dove un buco ci ferisce

viene nuovo un ramo, se ti offro un fiore per talea,

si propaga il tuo giardino e siamo ancora uno

tra la terra e il sole. Nella ricerca non fuggire

l’ombra con lo scopo del rivale.

 

Se tieni gli occhi lontano dalla mente

sono dappertutto, sui viticci gli apici e i germogli,

persino il legno e le radici hanno occhi piccolissimi

per trovare il buio, odorano la terra, per chiamarti-

sono le parole delle piante, quegli odori in aria,

come i geroglifici o le rune, è una sola voce

che per paura per amore avverte.

 

Mimosa pudica.. ti chiudi se ti tocco,

e in giro per i boschi ti riapri

e ascolti, quando cerchi l’acqua,

senza orecchie. Io ti sento dentro

con la pancia sotterranea della musica

traspirare gocce e offrirti, da una foglia

all’altra, passare la parola dai capelli

ai piedi senza niente per la mente

 

distribuita timidezza delle chiome

sfiorando con le cure la famiglia

facciamo ancora insieme i fiori bianchi

del ciliegio, per le api, fino al rosso,

per gli uccelli in volo, e il nostro seme,

andrà lontano dalla pianta-madre,

per riprendere la vita. Siamo così pochi

tra le piante al suolo, nella presunzione dominanti

con la bocca ed un cervello e il cuore,

due polmoni. Sanno andare all’acquabuona,

non è questa intelligenza? O servono astrazioni

la parola e gli strumenti? io li sento camminare,

per raggiungere una parte della luce, gli alberi

 

mentre tocco le radici di ogni giorno

come stimmate, piegando i rami all’apice,

inginocchiata sulla fonte dell’umidità,  

parsimoniosa e gravida la luce si raccoglie

bianca, tra le mani, colma di ogni sua mansione,

dell’essere senziente per milioni di filini,

come stormi uniti in volo, la sua voce

è sciame. Puoi vedere?

-o è più forte la cultura per negare,

se non ha occhi al centro della fronte.

 

Continua pure la ricerca della tua ragione,

in qualche parte dello spazio, io le ho viste,

le ho viste accendere di notte le radici

una luce per se stesse, per sognare.

                        è il sonno delle piante,

quando il loto si solleva con le foglie

riunendole a preghiera,

per rendere invisibili i suoi fiori,

nella posizione di riposo

che avevano alla nascita i germogli...

 

                    con un dito sulle labbra,

abbiamo tra le gambe un nuovo nato.

Porta nel sogno quello che noi siamo,

la presenza eterna della vita.


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