Pubblicato il 24/12/2020 18:02:39
Nella notte tra il 23 e il 24 dicembre ho visto in TV il finale di 'The Passion' di Mel Gibson del 2004. Ne sconsiglio la visione ai minori ma, a tutti gli altri, la renderei obbligatoria. Il realismo sconfina nella storiografia che, come sappiamo, non emoziona nessuno. Se apprendiamo che nel tale anno morirono tot bambini, non li immaginiamo prima in braccio ai genitori o muovere i primi passi. Sono nei numeri di un resoconto. Così la registrazione di traumatismi multipli, fino al decesso, ci permette di cogliere il senso di un processo più che d'immergersi nella sua narrazione. Ora nei Paesi Occidentali, pochi colgono il senso del Cristianesimo. Forse è per questo che 'The Passion' è nel dimenticatoio. Quel film non ha provocato un'inversione di tendenza, più per anacronismo che per inefficacia. Infatti, il suo regista è stato classificato tra gli integralisti, che sono ai margini dei processi globali e funzionali solo ai gruppi. In questi tempi, più che le nascite sono registrate le morti: di Natale c'è ben poco, salvo la speranza. La "Apocalisse" di San Giovanni è tutt'altro che realistica: non è mai stata direttamente rappresentata ma è motivo ispiratore di due film. Il primo è 'Il Settimo Sigillo' di Ingmar Bergman del 1957. 'Quando l'Agnello ebbe aperto il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora' legge Karin, la moglie del cavaliere, prima che la Morte si porti via lei e tutti i suoi ospiti. E' alla vista del cavaliere pallido che Sarah legge: 'Subito vidi apparire un cavallo verdastro, e colui che vi stava sopra aveva nome Morte e l'Inferno lo seguiva'. Questo secondo film s'intitola appunto: 'Il cavaliere pallido', è di Clint Eastwood del 1985. Non c'è mica solo l'Inferno, si potrà andare in Paradiso invece, molto probabilmente dopo essere stati in Purgatorio. 'Se sorridi tu, le stelle vengon giù' si canta in 'Dancing Paradise', di Pupi Avati del 1982.
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