L’azzeramento tiene il passo
con l’amore che può darsi, anche
nella voce spaventata, eppure ferma
sulla lingua
temprato battere del poco
rimasto in piedi.
Prendo con me le pieghe azzurre
del bianco invaso di parole,
che tallona e spinge e la risposta
è ancora un sacco nuovo di domande
matrice e calco a richiamare voci
ne dice il nucleo esplica il legame
e guarda dentro con limpidità
le offerte minime ai propri giorni
come un'acqua che trascina in sé
la luce per amore e sassolini,
con un filo più sottile del cotone
non c’è fine, con le mani pure,
dove un giorno torneremo
a innalzarci senza volto
ci si riempie di gesti, di parole
che non sanno di morire, per tornare
-e puoi solo avvicinarti un poco al giorno
al vero che non vedi come l’aria,
finchè il vento lo rivela coi capelli
sulla fronte, e non la nuca-
come l’altra faccia della luna
in ombra- siamo noi. Poi viene sera
ed un sorriso dal chiarore certo,
assomigliandosi l’ovunque
e una preghiera, non sei tu
il motivo della gioia, sono io
che mi avvicino al canto.
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