Guido Brunetti
La donna angelicata
Si parla poco e si conosce poco o nulla della donna, delle sue capacità intellettive e cognitive, emotive e sociali. Finora, sono state le nuove neuroscienze, dopo gli studi di Freud, a indagare sul pianeta ancora sconosciuto e misterioso della donna.
Nel corso dei secoli, la figura femminile è stata sottoposta dalle diverse culture e società a forme di pregiudizi, steretipi, ingiustizie, violenza. Un'immagine caratterizzata da una presunta inferiorità fisica e cerebrale e da esclusione sia sul piano sociale che giuridico.
Emerge la rappresentazione di una donna che via via è una presenza priva di rilievo, oggetto, serva, schiava, domestica, casalinga, regina, eroina. E comunque sempre avvolta da un alone di mistero.
A partire dai poemi omerici, la donna è sottoposta all'autorità del marito, anche se gode di una certa considerazione. L'Iliade è piena di figure femminili, che esercitano una funzione di pacificazione e di equilibrio. La Bibbia presenta come immagine costante un ruolo subalterno della donna. Nel libro della Genesi sta scritto: "Sarai sotto la potestà del marito ed egli dominerà su di te". Nella lettera ai Corinti, san paolo afferma: "Il capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio".
Nella civiltà greca, la donna vive isolata. La sua capacità giuridica è praticamente nulla. La società etrusca invece tiene in grande considerazione la donna. I romani affidavano alle loro spose il dominio della casa.. La parola donna deriva infatti dal latino "domina", che significa padrona. Con il cristianesimo e il medioevo, la condizione femminile assume un'immagine più spirituale. Sta di fatto che nella letteratura e nelle arti, essa ha esercitato un ruolo importante. Pensiamo alla donna stilnovista e alla donna angelicata rappresentata soprattutto dalla Beatrice di Dante. Qui, la letteratura è fondata sulla sublimazione della donna, esaltata come la più bella e la più nobile, un essere dotato di qualità interiori e di principi morali.
La sua funzione è tesa alla dimensione del trascendente e -sostiene Carlo Di Lieto nel suo libro "L'inconscio" (Marsilio, 2020) della "salvazione". La "donna-angelo" diventa un mezzo per raggiungere la divinità, il simbolo di unione tra Dio e l'uomo.
"Come il sole diffonde la luce, così la donna- scrive Davanzati in una sua poesia- rallegra chi avesse alcun dolore e infonde gioia". Nella poesia del "Dolce stil novo" c'è la capacità di "idealizzare" l'Amore, fatto che pone la donna non nei suoi attributi terreni, ma come essere "angelicato" inviato da Dio dal cielo in terra "a miracol mostrare". La sua immagine spirituale diventa emozione lirica: "Chi è questa che ven, ch' ogn' om la mira/ e fa tremar di chiaritate l'aere?".
Per Guinizelli e Dante, l'amore è tormento ed estasi, mentre per Guido Cavalcanti questo sentimento suscita struggimento e sgomento. In questa poetica coesistono "bellezza celestiale e amore tragico" (M. David). La visione della donna e l'estasi di una "eterna devozione" riescono ad "annullare" l'angoscia per la morte, mentre l'amore diventa "rivelazione" della verità divina.
L'analisi dei versi evidenzia temi rilevanti del dolce stil novo, come identificazione tra la donna e l'angelo, la gentilezza e l'indissolubilità del rapporto tra questi sentimenti e l'amore. C' è insomma un'ansia metafisica, c'è un ancoraggio trascendente (Marti). La sua immagine diventa fonte di elevazione morale e spirituale, è ricerca "dell' oltre", dell'altrove metafisico, in un "estatico rapimento". Vogliamo dire che l'immagine di questa visione va oltre la dimensione sensibile, per collocarsi in una realizzazione allucinatoria di "desideri inconsci" (Di Lieto). La metafora della "donna-angelo" è insomma una modalità per esprimere, secondo Sapegno, il "soprannaturale", l'Assoluto.
La coscienza morale (Super-io) determina un processo di sublimazione, ossia il meccanismo della rimozione degli impulsi istintivi, soprattutto di quelli sessuali. In questo senso, nella poesia appare il divino e un "oltre", che simboleggia il soprannaturale e l'ideale dell'io, al di là del principio di piacere.
La Beatrice di Dante poi diventa anche il simbolo materno, mentre Virgilio assume quello paterno. In questa dimensione psicoanalitica, la "Commedia" assume una funzione di sublimazione nel segno del Super-Ego. L' "Inferno" rappresenta l'inconscio, il "Purgatorio", il luogo della rigenerazione e della catarsi e il "Paradiso", la sede di "Una pacificazione interiore".
E' una lirica tutta "interiore e psicologizzata" mirante alla "lauda" della "donna gentile" e alla sua complessa fenomenologia. E' un amore "dissessualizzato e sublimato" (Musatti).
Concludendo. La donna angelicata, nella poetica del dolce stil novo, esprime non solo un meccanismo di identificazione tra la donna e l'angelo, ma è manifestazione della bellezza e della verità. Il sentimento dell' amore viene spiritualizzato. La donna è un' immagine spirituale, un elemento fondamentale verso un approdo trascendente. La metafora della donna-angelo è allora una proiezione dell'Assoluto, del sovrannaturale.
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