Ostinatamente la legna
in preda ai portenti
del corpo vivente del fuoco d'inverno
-fiore di ghiaccio
apri la porta al calare arrembaggio della ghigliottina serale-
resiste alla combustione
dita di schegge granate di matematica
l'ossigeno
di un ingranaggio a discapito degli occhi
il cui coraggio è dettato
dall'insorgere o meno del sipario delle palpebre
su uno spettacolo troppo doloroso
per non sedurre la fame all'incognita del palato
e avere freddo ultima risorsa
si oppone al tiepido saluto della carne al vuoto
del rostro all'abbordaggio della nave
per calare a terra come un asso
tutto il potenziale di riconoscenza dell'esercito all'arsenale
che vale meno del tuo seno senza scollature
e ci ripaga un terremoto del mestiere di levarti di dosso in dosso
i tuoi vestiti vèstiti! post gotici proto romantiche ecchimosi
d'invisibili latenze
e questo nodo non si scioglie come neve al sole
lo sa il collo a più riprese
lo sa il trattore nella vigna
lo sa la sposa che aspetta indefinita
sull'altare moribondo per l'estenuante attesa
connubio vessante assillo di una genesi protesa
al recupero di una coerenza vergine da marito.
Giovane dea
rum e cocaina
nutriti con la mia erba
il male che fai
lascialo a terra
sorvola
plumbea è questa distesa d'infiniti
tanto che senza di te
è così naturale volere morire
che la mia vita è un atto di ribellione contro natura
ascesi protrattasi oltre il tempo stabilito
da una promessa fatta all'alba per averne in pugno
la risorsa di luce a illuminarti il volto
ogni volta che lo rimpiango
in cambio
il più sintomatico degli addii.
"Cosa impedisce che il profumo che lascerai
faccia parte ancora di quei giorni miei
quei giorni che non torneranno mai?"
Come me, come neon, come nè on nè off:
non c' è luce che non possa fingere di desiderare di essere
fino alle viscere
ma è nell'ombra che tutto mi compete a vincere.
Vesti e vestigia
comunque mentite spoglie alla deriva del tempo nudo.
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