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Gli amanti di pietra

di Gaetano Lo Castro
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Pubblicato il 11/03/2015 22:16:08

"...toglierò da voi il cuore di pietra

e vi darò un cuore di carne."

 

Ezechiele (36, 26)

 

 

All'improvviso gli apparve davanti una piccola radura della giungla.

Si arrestò. Era senza fiato. Ma più per l'emozione che per l'ardua marcia. Si appoggiò a un tronco. Quindi non si trattava soltanto di una leggenda, come si raccontava. Esisteva realmente. E lui l'aveva trovata. Si deterse il sudore del viso. Eccola lì, nello spiazzo. La osservò, sorridendo soddisfatto per la sua fortunata scoperta. Assisa su un basso piedistallo, la statua stava al centro della non grande radura, sperduta nella giungla asiatica.

Avanzò adagio, respirando piano, temendo quasi di vederla svanire da un istante all'altro come un miraggio. Le si fermò di fronte e rimase immobile ad ammirarla. Scolpita in uno scuro monolite, impreziosita dalla diuturna carezza del tempo, la scultura a grandezza naturale raffigurava un dio e una dea indù. In un'artistica posizione eretta i due nudi corpi divini erano avvinti in un amplesso amoroso.

Estrasse dalla sacca un libro di archeologia e prese a scorrerlo. Sì, era come pensava. Pareva risalire all'incirca al 1000 d.C. Lo ripose.

Si guardò un po' intorno. Il terreno erboso era ricoperto di recenti orme umane. La volta verde smeraldo della giungla, sorretta da cristalline colonne di luce, ricca di multiforme e variopinta vita animale, sovrastava la radura come la cupola di un tempio. Un tempio che superava per arte e bellezza tutte le costruzioni sacre scaturite dalla mente e dalle mani degli uomini. Un tempio costruito dal Creatore, dedicato alla natura, alla vita, all'amore.

L'occidentale prese la macchina fotografica e cominciò a scattare, riprendendo gli dèi indù da diverse distanze e da differenti angolazioni.

Nell'appassionato abbraccio dei due amanti c'erano la semplicità e la spontaneità. Nelle loro membra allacciate c'era un'armoniosa bellezza, che il tempo aveva sempre più perfezionato. Così come aveva raffinato l'intensa espressione dei loro visi. Con gli occhi negli occhi, i volti delle due divinità dimostravano un piacere eccelso, una gioia mistica che ne illuminava i tenui tratti orientali. La loro era una totale unione di corpi, una completa fusione di anime, che facevano provare loro una felicità estatica. Pensò che sicuramente non esistevano degli amanti umani da poter paragonare a quegli amanti di pietra.

Sentì di aver calpestato qualcosa. Guardò. Erano i resti di un fuoco. Emanavano ancora un procace profumo. Inquadrò un'altra volta la statua e stava per scattare, ma si bloccò per lo stupore. Rimase fermo, col dito sul pulsante, con l'occhio chiuso, con l'obiettivo puntato. Poi abbassò lentamente la sua macchina fotografica.

La coppia di dèi era scomparsa. La scultura era là, ma loro non c'erano più.

Fece due passi laterali verso destra, ed essi gli riapparvero. Ritornò nella precedente posizione, e scomparvero ancora. Fece due passi verso sinistra, e apparvero nuovamente. Rimise i piedi sopra il mucchietto di carbone e cenere. Solamente da quella prospettiva avveniva quell'insolito fenomeno ottico. Soltanto lungo la linea che passava per i resti del fuoco i due amanti indù non si distinguevano più. Le loro sagome si sovrapponevano e si confondevano. Insieme formavano così un unico individuo. Strano e indefinibile. Né maschio, né femmina. E nemmeno un androgino. Dopo averlo osservato a lungo gli sembrò che quell'essere riunisse e trascendesse entrambi i sessi, che fosse un individuo asessuato, completo, perfetto. Però egli non comprese come e perché si fosse formata questa sua impressione.

Si chiese quale fosse in realtà la vera divinità. Era la coppia che appariva un solo dio, oppure era il contrario? Quegli amanti erano meravigliosi. C'era veramente da rammaricarsi che fossero fatti di fredda e immobile pietra senza vita. Ma no, anche questa era apparenza. Quella che pareva pietra inerte in realtà era tutto un brulichio di materia e un ribollio di energia in immensi spazi vuoti. Era un vibrare di molecole e di atomi, un vorticare di elettroni, un ruotare di particelle subnucleari, e tutto questo a velocità straordinarie. Infine, riguardo al fatto che quei due fossero senza vita... Sorrise tra sé. Ormai nulla gli sembrava più troppo assurdo. E se fosse ancora apparenza?

Si avvicinò all'antica scultura. Scrutò la coppia che da mille anni era persa nell'estasi di una unione divina. Toccò il suo crocifisso appeso al collo e pregò di essere illuminato. D'un tratto un raggio di sole saettò dall'alto del tempio. Lui alzò il viso e i suoi occhi ne furono trafitti. E in quegli attimi di luminosa cecità, gli parve di udire la misteriosa verità. Sussurrata da una voce interiore.

"Non lasciarti ingannare dai sensi. Nulla è superficiale casualità. Tutto è evoluta creazione."

Gli parve che subito tutt'attorno a sé echeggiasse quella rivelazione.

"Creazzzzzzzione." ronzavano le zanzare nell'aria.

"Crrrrrrreazione." strisciava il cobra tra l'erba e i sassi.

"Creaziooooooone." urlavano i macachi sopra gli alberi.

"Cccccccreazione." cantavano i pappagalli sui rami.

"Creazionnnnnnne." frusciava il monsone estivo fra le folte fronde.

E tutte quelle voci si fondevano in una universale eufonia, che ribadiva con raggiante allegria:

"Creazione!"

La creatura umana sentì un impeto di gratitudine e d'amore scaturire dal suo cuore.

"Complimenti, Creatore!"

 


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