Pubblicato il 26/08/2014 14:17:08
ho durezza là dove piace il ricordo del suo sesso vivo questo malanno mi resti stecco io non ho mai peccato Spartisco le mie vesti al demone e al sacerdote Faccio ore di mare Laggiù palpitano code di galassie come fossero parole Ne farò provvista per i silenzi delle sue immaginazioni Come suo essudato, quando mi esclude trascesa o ascesa Non crescerò di un solo lembo per godere la stessa luce che mi espelle come zavorra e non stella o satellite o grano di pulviscolo che brilla Mi basterà fermarla con i pollici nelle sue mani d'acqua piana e mortale dividerle con la lingua la fronte Poi dimenticarmi del nome Finire i giorni nella sua ferita io cellula delle sue grandi labbra al vento della cometa che la feconda sarò acqua benedetta per i suoi lati privati di saliva
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