rimane lì non so quanto,
poi come nave che si sforza
a vincere l'oceano viene avanti,
e supera la porta. entra adagio
come memoria di un tempo lontano,
sull'argilla del piano caldo e secco,
la sua mano
indica in alto e sorride appena
e poi dice: "ogni giorno torno
con la sete impregnata di sete,
e più bevo e più voglio bere,
diversamente un poco,
stringono ancora più forte
e fredde, le mie catene.
Ma l’ebbrezza che mi accompagna,
sorridente, è puttana,
chè tutta la sera lieta,
mi abbraccia ma mai mi avvisa
delle tenebre dell’alba."
e mentre avanzo
con la pena d'un sorriso
che mi impedisce il pianto,
chiedo se vuole vodka,
whisky, cognac o altro.
ma prende solo un bicchiere
freddo come neve, un riflesso
come arco di luce lo disseta,
e basta- voglio quello in alto
-e lungo il corridoio si dilegua.
a guardarlo uscire giaccio:
e mentre il suo volto
è ora l’ insegna del mio sguardo
a seguirlo mi decido e corro.
superato l’angolo lo vedo:
sono a due passi quando mi avvicino,
ed in un unico grido
arranco. dove vai, chiedo ora
nel buio della notte,
per questa via zigzagando?
Lui cade a terra
mi guarda e dice:
ti prego, siediti qui.
siediti qui accanto.
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