Sai vendemmiare le stelle
sulle tue terre bianche di neve
fino a casa, nel palmo delle mani
io ti mostro la bellezza di ogni seme
la lunga vita del suo fiore e il rosso
di ogni pane quotidiano
custodito per millenni in pasta madre
l’amaranto, lo chiamavano huauhtli,
un tempo che finisce e l’altro torna
vivo, nell’eucarestia, finchè
tagliarono le mani delle donne
per lo sguardo in cielo, e il rosso
poi sparì.
Ma nelle zone impervie
l’anima è immortale, ed io
mi amo a consumarlo, come il grano,
come una madre che s’allarga
su tutti gli occhi rossi in pieno sole
ammorbidendo le sue braccia-
da un mondo all’altro- dentro l’acqua
più veloce, più lenta..Sempre accanto
le mani dormono come ali
fra l’amaranto che cresce
ricongiungendo il suono della gioia
alle sue labbra, femmine instancabili.
Il cielo non può nascondere
l’offerta di un amore, è qui,
se mi apri nel petto
non è una ferita, e gode
illuminata da tutte le stelle,
in ogni nome che lo rivela
quello che vedo, quello che tocco,
tu, chiamalo come vuoi - Dio,
i sandali da sfilare, una battaglia, una pietra,
il monaco che disseta, la casa da abitare-
il mio amaranto,
che beve nel buio splendente
viene dall'amore per la terra
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