L’AMORE NON HA ETA’ NE’ CONFINI
Dicembre inoltrato. Scompare l’ultimo raggio di un pallido sole ed ecco le prime ombre del crepuscolo e quindi il fitto buio della sera. Una sera gelida, di quelle che annunciano l’inverno vero e proprio e generano angoscia al solo pensiero di quanto sarà lunga la stagione della neve e del freddo.
Il caminetto acceso trasmette il suo calore e la vigorosa fiamma riesce a far dimenticare, almeno per un po’, l’arrivo del cattivo tempo.
Per qualche tempo Aurora e Anselmo sono rimasti in silenzio, la mano nella mano, a godersi il tepore di quel caldo momento di pace.
Fu lei a rompere il silenzio per prima.
< La soluzione migliore sarebbe quella di andar via insieme > esordì con un tono di voce molto rassicurante, < diversamente sarà bene che vada prima tu > proseguì sorridendo, sempre con lo stesso tono, ritardando l’intervento di lui.
< Sai già che mi trovi d’accordo. Ma ne sei sicura? > fece lui, con un tono pieno di complicità, alla ricerca di una conferma.
< Sì. Beh, lo spero per te. C'è anche la statistica che parla chiaro >.
Frammenti di un pacato colloquio, portato avanti con serenità davanti al caminetto acceso, seduti su due logore poltroncine.
< E poi, è meglio così. Non è egoismo il mio, lo sai, anzi …>.
< Non devi giustificare i tuoi convincimenti > la interruppe lui < so che sai essere altruista anche nelle situazioni estreme. E io credo ciecamente nella valenza di questa tua, per quanto singolare, ultima dichiarazione d’amore >.
E così dicendo, Anselmo le prese le mani tra le sue, se le portò alle labbra e le baciò con estrema delicatezza. Ovviamente Aurora non si oppose. Si crogiolò per qualche istante in quel tenero gesto e poi, chiudendo gli occhi, raggiunse con le sue le labbra di lui.
Da quando avevano superato gli anta, Anselmo e Aurora sempre più frequentemente tornavano sullo stesso argomento.
Lei se l’era coccolato fin da quando, adolescenti, si erano fidanzati. E continuava a farlo, sposati da tantissimi anni ormai. Lui l’amava profondamente, senza riserve, in ogni attimo consapevole che le gioie assaporate nella vita adulta erano passate tutte attraverso lei.
Riconoscente, spesso metteva l’accento su questo.
< Sono stato molto fortunato nella vita. Senza soffrire, ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza molto serenamente, passando dal caldo abbraccio della mia mamma nelle tue amorevoli mani. Servito e riverito, come mi ricordi ogni tanto. Per questo, a parte il dover andare al lavoro, non ho dovuto imparare altro per affrontare la quotidianità. Ci sei tu! Ci sei stata tu, sempre e soltanto tu >.
Ecco allora, nei pensieri di lei, in una estrema forma d’amore proiettato verso il futuro, farsi strada la necessità che fosse prima lui ad essere richiamato nelle praterie celesti.
Come potrebbe il meschino sopravvivere non sapendo cosa significhi rassettare la casa, lavare e stirare una camicia, o semplicemente cuocere un uovo al tegamino?
Spesso, soprattutto quando non si hanno impegni di alcun genere e si sta da soli, soli con se stessi, il pensiero corre all’indietro nel tempo, come la pellicola di un film che si sta riavvolgendo, e ti fa rivedere tutti i momenti salienti della tua vita passata. Momenti belli, brutti, importanti, significativi, frivoli, emozionanti, fatti di sconforto o pieni di speranze, ma tutti generati dalla presenza più o meno consistente di quell’importante ingrediente che è l’amore. In tutte le sue forme. In tutte le salse. In tutti i suoi aspetti, gioiosi o tormentati, comunque sempre intriganti.
Verso un uomo o una donna, verso un genitore o un figlio, verso un tuo simile che in quel preciso istante aveva bisogno del tuo aiuto. O anche verso forme astratte, nei confronti di un ideale o di una qualsivoglia passione che, in quanto tale, esprime un talento, e va sempre alimentata col fuoco dell’anima, con caparbietà.
< Ti ricordi il nostro primo incontro? >.
E come può, Anselmo, dimenticarlo! Alla mezza del giorno di ferragosto, negli ultimi momenti dello struscio prima di rientrare per il pranzo, due gruppi di amici si incontrano.
Ciao…ciao, come va?
Che fate oggi?...E voi?...Ah, non vi conoscete?
Piacere, Anselmo. Che nome buffo, deve aver pensato lei.
Piacere, Aurora. Un angelo, un vero angelo, deve aver pensato lui. Avrebbe voluto dirle molto piacere, fortunatissimo, sei bellissima, sei fantastica!
Un bel viso, dolcissimo, incastonato tra due lunghe trecce di capelli nerissimi, rappresentava in quel preciso momento l’esatta fotografia dell’ineffabile bellezza dei suoi quattordici anni. E poi quel segno, così particolare, unico nella sua colorazione celeste, sotto l’occhio sinistro. Una pietra preziosa, un turchese che impreziosiva ancor di più un viso già di per sé stupendo, incantevole.
Certo che lo ricorda! Un evento assolutamente impossibile da dimenticare. Una fotografia indelebile di un momento decisamente magico. E da allora, quanti bei ricordi! Da più di sessant'anni insieme ad assaporare tutti i momenti di una vita, belli e intensi, seppur talvolta intrisi anche di ansie e preoccupazioni.
L’amore ha permesso tutto. Ha fatto godere nei momenti felici, e ha fornito loro la necessaria energia per superare indenni i momenti difficili.
Ora, superati gli anta, l’amore si proietta su altre dimensioni, nello spazio e nel tempo. Assume altre fogge, prende altre forme, si connota di una luce diversa. Meno sfolgorante, più tenue e riposante.
Se niente può ridare all’erba il suo splendore
e il suo tripudio al fiore,
non disperiam per questa sorte funesta,
ma più felici in cuore
godiam di quel che resta.
Anselmo aveva tirato fuori questi versi così, d’un fiato.
< Ben detto, tesoro! Bravo, complimenti! > commentò lei con convinzione, guardandolo negli occhi con amorevole espressione.
< Oh, no, amore mio, i complimenti vanno a Wordsworth, il poeta inglese che ha saputo esprimere il concetto con parole così belle, semplici ed efficaci >.
Anselmo non si sarebbe mai appropriato di beni altrui. Né materiali, né tanto meno morali. Soprattutto di quei beni immateriali, prodotti dello spirito e della mente, patrimonio dell’intera umanità.
E forse per questo, o anche per questo, Aurora lo aveva sempre amato, senza riserve. Le piaceva di lui questo modo trasparente e cristallino di vivere la vita, con serietà e onestà intellettuale.
Come amava spesso ricordare, erano state le sue mani a colpirla in modo particolare, alla mezza di quel fatidico giorno di ferragosto. Nel tempo, al di là delle caratteristiche fisiche, aveva pian piano imparato ad apprezzarne, insieme alla sobrietà, le qualità morali e intellettuali.
Ora, in quell’ultima delicata dichiarazione d’amore era evidente il desiderio da parte di lei di risparmiargli il doloroso evento della perdita di una persona cara importante e insostituibile, nonché la sofferenza nel dover affrontare da solo le miserie e le difficoltà della vita legate alla quotidianità.
Il suo non voleva essere un addio prematuro, ma solo una prova ulteriore di amore incondizionato, senza età né confini.
Quella sera non si parlò d’altro. Con toni pacati, sottovoce, in tutta serenità.
Il crepitio del fuoco nel caminetto andò via via scemando, le alte lingue di fuoco si ridussero pian piano a piccoli bagliori, e nel rinnovato silenzio trovò posto solo il caldo abbraccio della brace.
Presi da sopore, si addormentarono così, mano nella mano, il viso sereno, come improntato a un dolce permanente sorriso.
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