Guido Brunetti
L'arte nel bambino
L'arte è una delle massime espressioni del cervello umano, la manifestazione di due poli affettivi opposti: il piacere e la sofferenza, i quali sono le modalità principali dell'essere umano.
L'arte è il modo più antico cui ha fatto ricorso l'uomo.
L'infanzia dell'arte trova la sua origine nello sguardo del bambino o nel movimento delle sue mani. Osservare un bambino di due o tre anni mentre si sforza di riprodurre un animale o un oggetto con qualche linea su un pezzo di carta è un evento di grande fascino, L'alba di una feconda avventura emotiva e intellettiva.
E' sempre esistito un profondo rapporto tra due arti magiche, la poesia e la musica, a partire dai poemi omerici e proseguendo con i poemi classici e poemi cavallereschi.
Poesia e musica hanno legami stretti, c'è un'essenza che accomuna le due arti, cìè una fonte comune. Esistono affinità tra la poesia e la musica, in termini di ritmo e melodia.
Di fronte a un brano musicale, il soggetto può subire illusioni corporee, come distorsioni illusorie della forma, peso e aspetto del proprio schema corporeo. L'esperienza musicale poi genera intense emozioni e variazioni della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, della respirazione e di altre funzioni neurovegetative, come l'attività neuromotoria.
L'arte è un miracolo, è un mistero perché sta tra pensiero e fenomeno, tra spirito e materia.
La musica poi esprime l'inesprimibile, non possiamo esprimere in parole un'idea musicale. E' un sottile complesso di emozioni e sensazioni che il linguaggio non può nemmeno nominare o esprimere. E' un evento simbolico, la sua essenza non è l'espressione, ma l'espressività.
Le neuroscienze stanno cercando di comprandere il perché la musica riesca a commuoverci. Sta di fatto che la musica esprime tenerezza, passione, serenità, turbamento, gioia, dolore. E' il linguaggio delle emozioni.
La musica, per Nietzsche, si configura come "arte dionisiaca", la sua origine proviene dalla misteriosa unità creativa. Essa si pone come lingua primordiale, che esprime la verità essenziale della vita e "la terribilità del mondo notturno", simboleggiato da Dioniso.
Da parte sua, Freud aveva paura della musica, la considerava troppo vicina all' Es, il rettile che è nell'uomo, ossia alle strutture più arcaiche del nostro cervello.
E' l'universale ante-rem, viene prima delle cose. Una lingua primordiale.
Essa muove i sentimenti e genera le emozioni.
La musica, per Addison, è "il bene più grande che i mortali conoscono ed è tutto quanto di celeste abbiamo in terra".
Il talento artistico è l'esito di una combinazione di aspetti fondamentali, come quelli genetici, l'intelligenza generale, tratti della personalità e fattori speciali.
Alle sue radici affluiscono linfe provenienti da altri campi del pensiero, in particolare della poesia e del teatro drammatico.
Le scoperte delle neuroscienze mostrano che i bambini possiedono una sensibilità estetica, riescono a proiettare le proprie sensazioni e creano immagini di impressionante potenza espressiva. I bambini sono dunque portati biologicamente a svolgere attività creativa, artistica.
Alcune ricerche indicano che i feti rispondono alla musica con cambiamenti nel battito cardiaco. Fin dai sei mesi di vita, i bambini riconoscono una melodia.
Esperimenti di "brain imaging" mostrano che tutti i bambini sono geneticamente capaci di esprimere il senso musicale. Nel cervello di un bambino ci sono reti neurali specifiche. Per le neuroscienze, la musica risponde a un bisogno biologico, ha un'origine genetica, innata. C'è insomma un " cervello musicale" dotato dei aree cerebrali autonome.
Le reazioni al bello, alla poesia, alla musica sono capacità innate. Le quali rappresentano perciò un potente fattore nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del bambino.
Circa poi il senso musicale, precisiamo che il genio musicale è raro, ma molti dati evidenziano comunque che tutti i bambini sono capaci di cantare. Nel cervello di un bambino o di un adulto esistono reti neurali specifiche. La musica risponderebbe a un bisogno neurobiologico. Essa ha una origine genetica, ereditaria Le reti nervose destinate alla musica comincerebbero ad organizzarsi progressivamente fin dalla più tenera età., ossia al momento delle prime relazioni vocali tra madre e bambino.
Ulteriori ricerche effettuate con i metodi di "brain imaging" dimostrano che c'è una differenza tra il cervello di un musicista e quello di un non musicista: l'attività musicale infatti aumenta l'apporto sanguigno e l'attività dei neuroni.
Grazie alla stimolazione elettromagnetica nel cervello inoltre si è accertato che la superficie dell'area motoria collegata a ogni dito della mano può aumentare notevolmente dopo alcuni giorni di esercizio al pianoforte. La musica ha inoltre un valore profilattico e terapeutico nella pratica psichiatrica e e neurologica. Notizie in tal senso risalgono al 1350 a.C. con l'opera di Orfeo.
L'attività creativa nel bambino infine ha la grande peculiarità di scoprire nascoste qualità intellettive ed emotive e costituisce un valido strumento diagnostico e terapeutico nell'individuare disturbi psichiatrici.
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