I
Ogni notte si muore
nei torcigli di fiamma che ci esalano
filamenti di ventre verso l'alto
o spirando speranze inconsapevoli
da tenaglie di carta riciclata
di giornali bisunti ai tavolini
di una polisportiva.
I paesotti ci tagliano le vene
e con le lame
degli occhi che hanno visto troppo niente
s'incide il cannocchiale, lungo i tubi
cercando una texture
- vertigo d'optical
su pied-de-poule di plastica -
per snaturare il nero dell'immenso
parato innanzi al naso non appena
si guarda verso un Carro.
Un dito ci percorre
risale in un reflusso verso un labbro
cucito da parole sbriciolate
in testa e nelle mani insieme al pane.
Giacere, resta
nel quieto finto vivere
dei nostri cimiteri d'ossa rotte.
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