quando la tua carne riempie il vuoto,
scavato per i fianchi, nel palato
basta un sospiro, un tutto che si tiene
ritrovando la sua vera identità,
come se appena fosse senza fine
il tuo sapore, in tutto può contrarsi,
poi passa ancora un giorno che rimane
fino a toccare con la fronte il gran silenzio
del tuo sguardo sulla sera - è il nostro mondo,
di toccarci con le ali, piccoli passi, poi raccolti:
ne scorgo i bordi, sopra il tavolo in castagno,
i passaggi luminosi verso il cuore
attraverso l'uscio della mia cucina, aperto
verso un lembo raro del giardino
come a varcare una gola di montagna
tra boschi e vigne fino al mare aperto
al sole. Ne ho cura, come una mansione,
un compito che risponde al desiderio-
il prolungamento della casa, quel che tocco
e come sei, lungo il sentiero dei lecci secolari,
dei platani, fin giù, alla distesa delle viti
-giungendo dentro agli occhi
senza conoscere il mistero.
.mi abbandono dove inizio a camminare.
intravedo i nostri fiori più selvatici,
il cuore dell'agave
che ti offro sulle labbra.
È un esercizio che taglia i nodi delle mani
dove cessa il confine che separa,
è il mio posto delle fate- basta poco
per vedere il faro e le tempeste,
quando fai bollire nell'ambra le tue reti,
i resti delle mareggiate si mischiano alla mia
vita, tra l'odore del fogliame c'è il profumo
delle tue albicocche, quando salgo sopra il noce
per toccarti da lontano. Ho un filo al piede
annodato all'altro capo con l'azzurro,
in un continuo che ogni sera quasi muore,
poi di nuovo stelle fiori gocce a copricapo
varcano la nudità, e le vene sono fiumi,
la tua barba l'erba di questo prato ed il sorriso
i rilievi della terra, con i semi che può spargere
una baia : colandovi colore
spruzzando di fertilità la voce
...
fino al bordo chiaro
del fiordo che più amo,
il precipizio il salto che tace la parola
per l'amore, che più teniamo, che solo
posso mostrarti
col silenzio della vita
dischiudendo altro, con il vento,
che sale dal mare sopra il mondo,
un punto luminoso, dove tutto ha inizio
e tu rimani.