Pubblicato il 20/07/2014 15:14:55
Ormai tra donna e uomo, unita al soffio che tu porgi al centro, Amina, sono la scorza antica e dura che all'albero si attacca e nell'attaccarsi muore a resina più chiara, che sempre più a zampillo, sé sempre più avvicina. Il volto. È forse idolo, o icona unita alla corteccia ormai, nel legno che tu ami. E rifiorisce sempre - se nei suoi intagli leggo il mio destino secco di donna senza figli, sola, ma che tu dici madre di se stessa e del suo uomo solitario, figlio e insieme padre che la mette al mondo - quando vediamo, nudi come tronchi, la terra come un passo tra due monti, e transitando a volte ansimiamo - come caino e abele in contesa per non amare mai abbastanza il solco che ci separa solo per un salto da noi e noi dal tutto, nel cammino. E tu che hai colmato la distanza e sai la lingua muta delle foglie correndo la salita degli dei - tu porgi un soffio al centro di me stessa, ti porgi Amina, come in un calice l'amante all'amato il più buon vino.
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