PUBBLICO LUDIBRIO(2006)
N.B: nel regno dell'inconscio
1
Essere come una pianta,
che ha fame di sole.
Essere come una pianta
che, per crescere,
deve essere abitata dalla luce.
E invece abitare pensieri,
che non giungono nemmeno
all'ombra delle cose.
2
Di te luna stasera
qualche labile traccia.
Stasera sei quasi una comparsa.
Sei quasi l'ogiva
di un volto evanescente.
Il tuo riflesso argenteo
benedice l'amalgama
di corpi innamorati
e l'amare senza amore.
3
Una nebulosa di associazioni mentali,
frammenti di identità alla deriva;
oscillano gli opposti
e in qualche decimo di secondo
ecco il tutto indistinto
e il paesaggio si eclissa,
gli snodi dei rami nel cortile
non ritagliano più spazi marginali di cielo,
non pregano più questo cielo gravido di nubi.
Rimangono le pulsazioni di questo mondo
e l'implicito, il rimosso, l'omesso
ci liberano dallo sguardo della natura.
4
Non so se il mio volto
ha una sua ontologia.
Non so se ogni mio gesto
è una pura tautologia.
Non so se le tue labbra
hanno la stessa consistenza
di frasi di circostanza,
pronte ad ogni evenienza.
Non so se ogni mio viaggio
è un viaggio iniziatico.
So che all'improvviso
dell'ordinario si può liberare
il magma dell'epifania.
So che la mia mente
è fatta di spazi bianchi
e di reminiscenze.
So che approdare alla verità umana
significa includere anche,
oltre alle grammatiche provvisorie
ed alle costruzioni logiche della mente
il prerazionale e ciò che è viscerale.
5
Una donna con la sporta della spesa,
che aspetta l'autobus ed osserva
rami spogli e contorti;
un uomo assorto nei suoi pensieri;
tre adolescenti e le loro risate,
che risuonano nella piazza.
Si intrecciano passi frettolosi,
si incrociano sguardi curiosi
nella piazza assolata.
Simboli di vita e segnali di morte
coesistono nel cuore della piazza.
Ma a dire il vero la maggior parte
delle volte accadono cose di poco conto
(cose così insignificanti che
nessuno le nota nel cuore della piazza).
Qualcuno raramente resta in attesa
di una rivelazione o di una piccola rinascita.
6
Le tue molliche di pane da donare ai pettirossi.
Vociferano le fratte ed ogni invettiva alle stelle
ha una caverna smisurata, un voto latente
all'odio delle cose eterne. E se di una biografia
fossero importanti i trucioli e le pagliuzze?
I sepolcri dei millenni hanno sempre
il solito antico epitaffio, che sentenzia
insano sugli angeli caduti.
7
La passione del fabulatore si perde
tra le usanze delle ombre.
Incuneati tra le pieghe dei rapporti sociali
e strappa la corteccia del chiacchiericcio
e delle moine. Frasi come fiori di carta.
Bruciale. L'ingranaggio impazzisce.
Vertigine di una voragine, che si avvita
su se stessa. L'inferno è questo essere
complici della commiserazione.
8
Piove sul becco di un usignolo e sugli appuntamenti
di lavoro. La solitudine di quella donna con la sporta
della spesa non cova segreti incommensurabili,
ma un amaro sorteggio. Non credo sia didascalico
questo discostarsi da un paesaggio monotono,
che disubbidisce per ogni fibra e ad ogni lato
alle labbra asserragliate della luna.
9
Le ore sono fatte di silenzi e di parole. Le ore,
salvo alcune eccezioni, cadono nel vuoto.
I giorni, salvo alcune eccezioni, sono irriscattabili.
Ogni silenzio ha i suoi codici e le sue valenze.
Se ti chiudi in un silenzio i tuoi pensieri
volgono all'assurdo. La solitudine rientra nell'aleatorio.
10
Tra l'incudine e il martello, tra l'ozio irrorato
ed un torello vengono ricostruite pezzo dopo pezzo
le giunture della dialettica padrone-servo.
I cardini dell'ordine costituito non contemplano
le contingenze e le concause. Sentinelle sempre vigili
non sanno delle tue emicranie e del male votato
a cancellare da sempre la gioia.
11
Essere per lo più... se l'essere non è stato violato
o se ha fatto testamento a quel gatto randagio per esempio...
no..non credo che sarebbe uno scempio, perché è chiaro
che incartocciarsi su se stessi non significa che uccidersi
involontariamente (dato che la vera intenzione era inscenare
un finto suicidio). Se tu pensi che sapere di vento una sola
sera, conciliarsi con uno spiraglio di cielo, battezzare un'eclissi
sia un collante per tutti gli uomini...io non voglio più ispessire
le mie vene del collo, mi metterò in disparte ed ammirerò
l'amoralità degli istinti e l'immoralità dei rischi calcolati.
12
La parabola dell'inespresso sosta su nuove soglie.
Niente le è precluso. Si accorda all'unisono con qualsivoglia
altrove. La dimora dell'identità è questo dare forma
all'astrazione informe. L'origine va ricercata in queste connotazioni
di luce, che albergano sui ponteggi delle impalcature degli edifici
di fronte. E di nuovo il canto labile della città, grumo inscindibile
di noia e di alterità.
13
Che cosa abbiamo noi del mattino? Solo un presagio.
E della notte che cosa abbiamo? Solo una postilla.
14
Quell'Inverno alzò la sua voce per giorni con la neve
sulle strade e sui tetti. Se scavassimo nel sottosuolo
non troveremo nessun sostrato: solo elementi spuri di nessun conto.
Intanto il vociare dei ragazzi fuori riempie intervalli di vuoto.
15
Frasche, tralci, collo non lasciano traccia. Goccia dopo goccia,
foglia dopo foglia, strato su strato echi e rimandi della natura
creano nella mia dissoluzione un senso incompiuto.
16
Questo dilungarsi con gli sguardi sull'arbitrio dell'abitudine,
questo dimenarsi dei soliti numeri sulla punta della lingua
(dopo aver spremuto nel bicchiere dieci gocce di limone).
17
Il mio volto, che lotta con la luce, è un insieme di linee
disarmoniche, disegno di traiettorie abituali,
per il repertorio delle espressioni facciali.
18
Tu mi dici amica: fisime, spasimi.
Declini malamente verbi ed inviti. Dici che solo i chiodi
restano confitti nella mente. Parti da un punto qualsiasi
della superficie. Aumenti l'intensità. Perdi lo sfondo.
Ti misuri con il fondo più fondo. Ma le cantine della psiche
sono abominevoli scannatoi.
19
Un mio amico becchino mi racconta che ogni volta
deve correggere le posture e riassestare i volti dei cadaveri.
Nella peggiore delle ipotesi la sequenza dei miei respiri
è screziata dai colori lividi del tramonto.
20
La resa è mia, non del mondo. La resa è mia, come una medusa
liquefatta sulla spiaggia. Il semicerchio dell'orizzonte abbraccia
i canneti e gli alberi. Clivi, poggi, ulivi sono costanti del paesaggio
toscano. Li introietti giorno dopo giorno. Ti entrano dentro la pelle
come iniezioni sottocutanee. La resa è imminente.
21
Chi esiste pienamente se non le rose?
Se non l'edera attorcigliata al muro?
Se non il cane che mi lecca la mano?
22
Accendo la televisione. Mi metto sul letto. Il cuscino dietro la schiena.
Assaggio il retrogusto amaro di opinionisti dell'ultima ora.
23
Ogni effluvio di fiori è un'esortazione al sottinteso, un volgersi
al raccoglimento della forma in sè.
24
Si contraggono i lineamenti. Si perdono i basamenti. La forza
centrifuga ha la meglio per un indeterminato intervallo di tempo.
25
Uno stormo squarcia i drappeggi color porpora del tramonto.
Il cielo è sempre lo stesso che ha visto piangere le pietre tagliate
dal vento. Le peripezie del tempo sono ferme
all'ingresso dell'assurdo.
26
La fotosintesi non crede alle sottigliezze di noi bipedi.
I simboli non sono che ectoplasmi del reale.
La notte ha cento iridi per scrutare gli amplessi
e gli attimi dei nuovi concepimenti.
27
Le lucciole non sono che spiccioli di luce.
Esequie di nuvole istoriate dalla luce lunare.
L'antimateria costruisce nuove protesi
alla mente universale.
28
Le mie parole abitano il nulla.
Svelano le falsità di una verità sempre meno umana.
Tutte le imprecazioni finiscono in cielo.
Tu scoperchi fondamenta instabili e poi cambi argomento,
chiedendoti se la fiducia e la libertà vanno conquistate
o sono diritti inalienabili.
29
Dal brodo prebiotico alle sinapsi chimiche...
dagli acidi nucleici all'uomo......vita, sei stata semplice protoplasma,
che andava per tentativi ed errori con i suoi pseudopodi.
Ma il codice genetico è una propaggine miracolosa e ora
stiamo qui a chiederai se l'universo è chiuso o aperto.
30
Dice la filosofia di non moltiplicare gli enti e che niente è
nell'intelletto che non sia stato nei sensi. Per me solo la pioggia
lava i peccati della terra. Il rischiaramento avviene raramente
guardando un ciuffo d'erba incastonato tra le mura.
31
È lampante che ogni suicida invecchia di venti anni la sua levatrice,
bestemmia i non nati e le gocce evaporate di rugiada.
Ogni suicida è stato sopraffatto da tutti i gesti inutili compiuti
nell'arco della sua vita.
32
Mettiamo al riparo ogni fiore di campo, ogni bava di lumaca,
ogni scorza di salice, ogni frullare di ali. La pioggia diventa
un ritmo sincopato.
33
Se è vero che il sole parla raramente agli oggetti dei solai,
è altrettanto vero che indora rovi e fossi.
34
Uomini specchiatevi nel vostro passato remoto, quando il sangue
fecondava la terra e le semine e i raccolti scandivano la vita. Uomini
specchiatevi nel vostro passato remoto quando i giovani morivano
in guerra e le donne morivano di parto.
35
Non saranno l'imperativo categorico, il noumeno, il cielo
stellato a salvarci la psiche, ma il peso specifico di parole
che fanno ginnastica e la convalescenza di sensi slogati.
36
Se la luce del cielo ha vaste risonanze con le radici annodate
ed i rizomi allora scrivendo possiamo registrare gli ultrasuoni
della parte più atavica di noi stessi.
37
L'acqua diviene metafisica se si pensa alla placenta, che naviga
nel liquido amniotico. L'acqua è anche regressione:
ritorno nel ventre. È rinnovamento, che azzera ogni rovello
e fortifica l'ossatura dell'onirico.
38
È tutto terribilmente normale quando la mente ti trasporta altrove
ed una pantomima diviene il fulcro della finzione scenica.
Tutto terribilmente normale e mentre passi li senti conversare
e sanno già scegliere tra il petrolio del medio oriente o
per l'idrogeno islandese.
39
La luce ha un paradigma, il cui assunto è l'enigma.
Strisce di sole in percussione. Luce inviolata, trasognata, pura,
già purificata !!! Noi siamo solo una mistura di codici
e di soma. Siamo solo circonvoluzioni attivate dagli zuccheri.
Solo la luce è pura.
40
Io sono una nullità, ma l'ornato di corolle mi rende
ancora capace di peccare.
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