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70 quartine(2013/2014):

di Davide Morelli
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Pubblicato il 12/07/2014 22:09:58

 
70 QUARTINE:
 
L'esperienza, l'inconscio, il destino
non è che puoi annegarli nel vino.
Ci conducono sulle stesse strade.
La solita nostalgia ci pervade.
 
Fare l'amore con più leggerezza
è una virtù della giovinezza.
Dopo subentra anche il pentimento.
Con gli anni aumenta il tormento.
 
Ormai sono un pesce nella rete,
mentre la storia sempre si ripete:
il qualunquismo che prende la mano,
l'immobilismo che regna sovrano.
 
Tu non devi mai cercare risposte
in un treno che è passato lontano.
Chiudi pure tutte le imposte:
sono lì tutte a portata di mano.
 
Ci pentiremo in punto di morte?
Che ci riserverà la nostra sorte?
Noi annaspiamo sempre nel presente.
Speriamo che il futuro sia clemente.
 
Il tempo scorre già velocemente.
La memoria afferra poco o niente.
Ma chi dice che siamo di passaggio
non necessariamente è più saggio.
 
Questo mondo non è mica finito.
Anzi è proprio così assortito.
È in rovina solo l'Occidente.
Incalzano l'Africa e l'Oriente.
 
Ripeto sempre le solite cose.
Vomito sempre parole noiose.
Non sono altro che un disco rotto
e nella vita non ho alcun motto.
 
Non ti devi fidare del cielo.
Anche esso in fondo è un velo
e contemplarlo può fare felici,
ma rischi di non avere amici.
 
Le mafie godono di consenso
e questo vale ormai per ogni censo:
le società di mutuo soccorso,
che danno lavoro senza concorso.
 
Io non credo più agli oroscopi.
Non guardo le stelle con i telescopi.
Non sono un genio e neanche un credulone.
Ma non tagliate il filo al mio aquilone.
 
Non ti devi voltare mai più indietro.
Troverai fantasmi di un mondo tetro.
Il passato ci inganna e ci confonde
con cose quasi sempre insulse, immonde.
 
 
Inquinano anche le falde dell'acqua.
La risorsa naturale si scialacqua.
Purtroppo è  tutta una grande poltiglia
e non serve bere acqua di bottiglia.
 
La foglia riarsa simboleggia
sempre qualcosa della nostra vita.
Anche se è morta in fondo galleggia
e adesso ci sfugge dalle dita.
 
In nome di Dio e dell'amore,
in nome della legge e dell'onore
quanti crimini si sono compiuti?
Quanti misfatti sono accaduti?
 
Sono carta d'identità scaduta
oppure una telefonata muta:
qualcosa insomma di non ordinario,
da annotare nel tuo diario.
 
Stare qui in letargo o sotto anestesia,
ma essere indisturbato da chicchessia.
Stare lontano da falchi e colombe
(che il mondo ritorni alle catacombe!).
 
Gli amici sono voci distanti
ed i nemici sono teatranti.
La mia logica spesso vacilla:
sono malleabile come argilla.
 
La storia non è maestra di vita:
è proprio l'ora di farla finita.
Al diavolo tutti gli storicismi
e i loro conseguenti schematismi.
 
Quando sarà l'ora triste dell'addio
convocherò i miei molteplici io.
Prenderò la Bibbia, che mi consola.
Pregherò una divinità sola.
 
Gli archetipi greci già sepolti.
Gli usi e costumi sempre più stravolti.
Restano paesaggi deturpati
come antichi volti sfigurati.
 
Hanno anche referenti politici,
che tutelano i loro traffici.
Sono sempre colluse le alte sfere.
Sono gli onesti le pecore nere.
 
Ti piacciono le più astruse teorie,
le ipotesi più aleatorie.
Su quelle filosofie dell'assurdo
sai tutto. Non sai del popolo curdo.
 
L'autentica poesia è tortura.
Di ogni maldestro verso farò abiura.
Mostrerò ormai sempre acquiescenza
e vivrò in nome dell'efficienza.
 
Luce delle stelle su steli d'erba, 
mentre l'uva è ancora acerba.
È questa un'agognata levità,
una parvenza di eternità.
 
Tra l'afasico e lo stenografico
oscillo in modo che non ti dico.
Queste parole non fanno mai centro,
anche se da tempo urgono da dentro.
 
Se ne sta muta nell'ombra la morte,
ma bussa lo stesso a tutte le porte.
È un groviglio questa esistenza:
è difficile carpirne l'essenza.
 
Impone riti e vizi la borghesia
e non ammette mai la misantropia.
Ma sotto al trucco non c'è più niente.
Non resta alcunché del ceto abbiente.
 
Da tempo ormai non mi rammarico 
di essere sempre telegrafico.
Non voglio parole decorative,
che spesso si aggirano furtive.
 
Io non ho scelto tra fede e scienza.
Ha prevalso su tutto l'indolenza.
Vivo il quotidiano senza assoluto
e sono ciò che non ho mai avuto.
 
Cronaca nera e pettegolezzi
e pubblicità come intermezzi.
La popolazione rincoglionita.
Ipnotizzata per tutta la vita.
 
I satrapi sono ricattatori
ricattabili, corrotti e corruttori.
La Repubblica ora è morta.
Ha avuto una vita molto corta.
 
Questa situazione è transitoria.
La vita è sempre più provvisoria.
I notabili sono inamovibili.
Tutti gli altri sono flessibili.
 
Le ideologie sono sepolte.
Le utopie si sono capovolte.
Il pluralismo solo apparente.
Il potere sempre più invadente.
 
Fanno mercimonio anche delle idee.
Le vallette sono le nuove dee.
Mischiano politica e varietà,
ebbri di futilità e vanità.
 
Sono miracoli i fiori sbocciati.
Una bellezza i viali alberati.
Ma non confonderti nel molteplice.
È solamente uno l'artefice.
 
Da giovane avevo più certezze.
Le illusioni erano prelibatezze.
Adesso ho paura del futuro
e con la fantasia non mi avventuro.
 
Necessitiamo di un apprendistato,
perché nessuno nasce imparato.
Con l'età aumentano le domande
e non si crede più alle propagande.
 
La vita è incessante ricerca.
Perciò evitiamo qualsiasi Merca.
Ognuno abbia la sua dignità
e smettiamola con l'identità.
 
Sarà una sera come le altre
e le lancette gireranno scaltre.
Forse la morte verrà a prenderci
e non potremo dire "arrivederci".
 
Il sano dubbio e la meraviglia
per liberarsi da qualsiasi briglia.
Solo l'immaginario può di più
e la cacciata dal tempio di Gesù.
 
Ancora legati a nuove catene.
Subiscono ogni tipo di pene.
Sono milioni i moderni schiavi
e noi non siamo che degli ignavi.
 
Le nuvole oscurano la luna.
Uno sciame di mosche mi importuna.
Attendiamo tutti una schiarita,
metafora di una nuova vita.
 
Fa che la verità non sia il Nulla,
anche se spesso il vuoto mi culla.
Fa che la luce annienti la morte
per noi, povere anime, risorte.
 
Le mode, i crepuscoli, le impressioni,
le incomprensioni e le stagioni
fuggono via irreprensibili
e noi ci fingiamo insensibili.
 
La rosa non è affatto borghese,
ma lo imparerai a tue spese.
Abbandonati alla sua bellezza
e coglila nella sua pienezza.
 
Noi ci ammazziamo più di ogni animale
ed ognuno in gruppo è triviale.
La nostra Terra continua a girare
e noi continuiamo a inquinare.
 
Non devi mai farti troppe albagie.
Noi viviamo solo di tautologie.
Sono molto rare le intuizioni
e le piccole illuminazioni.
 
Scaglio la mia invettiva al cielo,
anche se poi lo contemplo con zelo.
Il sole non è altro che un attore,
che fa la parte del benefattore.
 
Il potere comanda nuovi eccidi.
Nel mondo sono molti i genocidi.
Sono molte le guerre invisibili.
Sembrano vicende incredibili.
 
L'effimero ha diversi tranelli
e uno stile colmo di orpelli.
Ma cosa è veramente eterno?
Che cosa fa veramente da perno?
 
Ormai ci fermiamo in questa città.
Scruteremo tutto da quella loggia.
Noi vogliamo speranza e libertà
come l'erba vuole il sole e la pioggia.
 
Il mondo non fa che il suo gioco
e il cielo si stinge a poco a poco.
Un altro giorno se ne è andato
e forse mai più verrà ricordato.
 
Oltre quel muro altre vite, altre storie.
Altri uomini con altre scorie e memorie.
Forse per ogni vita c'è un esergo
o un epitaffio scritto da un albergo.
 
È da tempo che viviamo la crisi.
L'Italia ormai veste abiti lisi.
Siamo tutti nella sala d'attesa,
sperando in una timida ripresa.
 
Non globalizzeranno mai i diritti.
Se ne staranno tutti zitti zitti.
Sfrutteranno per sempre i bambini.
Il mercato suscita abomini.
 
Resto solo con i miei pensieri.
Sono sempre i soliti sentieri.
Tutto può essere in questa mente,
che se infischia dell'essere e dell'ente.
 
Allora noi sognavamo Firenze,
pure con le nostre incoerenze.
Ormai è solo un ricordo sbiadito.
Anche Firenze ora ci ha tradito.
 
Le finestre sono tutte aperte
e le città adesso sono deserte.
O Estate, divinità bifronte,
il sole è alto sull'orizzonte.
 
Gli assassini innamorano ragazze.
Liberi, sono acclamati nelle piazze.
Festeggiano la loro assoluzione.
Non hanno fatto un giorno di prigione.
 
Questo parapiglia, questa guerriglia
per un malinteso senso di famiglia.
"Finché si ammazzano tra di loro
non conta" dicono senza decoro.
 
La galera la chiamano vacanza.
Anche da lì ordinano la mattanza.
Anche se sono da anni carcerati
comandano con messaggi cifrati.
 
Quasi ogni giorno uccidono una donna.
Ogni giorno un oltraggio alla Madonna.
Accadono in ogni parte d'Italia.
Non hanno avuto una madre? Una balia?
 
Il destino peggiore non è la morte,
ma dopo la morte avere un'altra sorte.
Sarebbe bello stare insieme ai cari
(altro che navigare mille mari!!!).
 
Tu hai una relazione adulterina
mentre io continuo a vivere in sordina.
Io mi ostino a credere nel mio io;
tu continui a pregare il tuo Dio.
 
Non ero altro che un disertore.
Tu con  altri facevi all'amore.
I pensieri facevano naufragio.
Il mio cuore era un cuore randagio.
 
È proprio uno Stato nello Stato
ed io per questo sono indignato.
Ma quei frati calzano i sandali
e il Papa condanna gli scandali.
 
L'ignoranza causa insolenza,
a cui va spesso aggiunta l'indolenza.
L'unica speranza è la lotteria,
che per i più saggi è una furfanteria.
 
Il senso critico è un miraggio.
Siamo ormai tutti carne da sondaggio.
La chiamano ancora democrazia.
Ma in realtà è gerontocrazia.
 
Gli stilisti hanno in mano Milano,
mentre a Roma comanda il Vaticano.
Il paese sta andando alla malora
e la criminalità ci divora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


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