IO ED IL PASTORE ERRANTE.
Dolce il lume della sera,
che s' addormenta
e s' avvicenda,
nel vuoto e amaro
che ogni evento della vita
ci ha segnato.
Sogna il pastore errante,
e muto al corso
vuol la stella Divina,
quella polare,
mi chiede dove deglutiscono
la loro erba triturata,
e dove prendono sonno
insieme ad onta di serpenti,
ma io ignorante non rispondo.
Guardo la luna
e dico soltanto,
che l' esistenza mia
e d' ogni essere vivente,
finchè non trova la foce
del suo corso
è come quella luna bucherellata
indifesa e inglobata da anticorpi,
come un' estranea.
E lui stupito,
con aria sovrana da rimprovero
dicendomi così m' arrovella l' anima:
' Ma per quella dannata paura,
forse rinunciasti,
a scalare le tanto belle Alpi,
e di vertigini fossi preda,
come la gazzella nelle zanne
del leon?'
Io m' allontanai per pensare,
e piansi tanto
temendo che di ragione
ne avesse più di un miliardo,
ma io non trovando una risposta,
lascio a voi sapienti e umili lettori
di risolver la sua questione,
per la mia vita ancor
beffardo inganno.
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