La poesia è una cosa che mi è accaduta,
così come mi accadde di vedere mia
nonna ansimare, sputare la vita
sull'eburneo percolatore infiammato
dalla gelida fuga delle linfe sante
che ci compongono eretti.
Mi è accaduta come a te accade
che forse trascorrerai l'estate
con le vene in acqua sui lidi - larghi- conquista nordica di Igea Marina.
Così come mi accaddero il lago,
il compleanno, la prima foto, il dente
- lavabo alla signora carie, l'adolescenza
con la mano di un ragazzo sotto la
t shirt ottanta, così come mi accaddero
le feste e le serate a casa, il diploma ed
il parallelepipedo università, parcheggio
nuovo e nuovo amore, Catullo sulla carta.
La poesia mi è accaduta come le tue gambe,
la voce a fior di muro, l'occhio piantato
nella guaina del ferroso mecoledì feriale
sgombero di fedeltà.
Ma la poesia è accaduta, le cose
accadute sono sempre datate ed
oltrepassate, e fanno come il morbillo
di cui si parla ai sopravvissuti nei giorni
del contagio. E fanno come quasi tutti
i parenti, svelti ad abbandonar la nave-
abbuffata dopo il varo domenicale.
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