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Quattromani nell’erba

di Amina Narimi
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Pubblicato il 10/07/2014 22:03:51

Se nella quiete aspetti la notte

spostando un ramo solo nel cammino,

l’ombra che cade comunque è fedele ai colori

e inizia dall'erba la luce che varia, ancor prima

nello sguardo anteriore al colore del giorno

che adorna il suo nome affidandosi al suono,

muovendosi in mezzo alle cose, come una donna

in penombra, nell’andirivieni al balcone,

scostando appena le tende : sembra cammini

 

dentro la neve, coi piedi nulli e i polsi leggeri,

nel suo splendore, facendo strada sulle ginocchia

ad un cuore. E' un lungo viaggio fatto di adagio,

con le foglie dentro le orecchie, il frutto maturo,

l’interno morbido delle parole, la tenerezza:

è una piccola casa una parola nascosta,

dove dondola il legno, ridendo a ogni cosa

 

e noi,  - come una anziana cicogna

quando i figli la sostengono in volo,

e dolcemente, da ogni lato- con le ali

ci apparteniamo ancora, ci affidiamo

come l’estate che si apre, sul lembo della terra,

dalle bende calde di un inverno di dolore

e passa avanti con un salto alla mutezza,

tra le ossa ed il mistero di pronuncia,

la riconciliazione con l'inizio

                              del canto, la mietitura :

 

"se metti a conca le mani

se le tieni appena sotto il timo,

e col ventre raccogli dal profondo

                                             delle spighe,

dalla falda più amara del fiele, la pena

dell'ultimo sorriso che ricordi

                                                      di lei,

portando in avanti le mani, e le braccia

più lontano che puoi, lentamente,

se rovesci le mani- ed osservi

come il nero non macchi la terra

e si offra tinta coi fiori

mostrando sul dorso dove posare

il primo sorriso curato nel seno,

diamante del viso più chiaro-

segretamente ti sfiori."

 

Tutto quanto era la luce

tornerà. Dal gomito dell’angelo

le libellule per la stessa strada, per rincorrerti

ai ripostigli della neve, all’erbarenna,

canteranno ogni giorno, con un gesto ripetuto,

con un solo sorso d'acqua, nel sorriso, 

la luce per potersi allontanare

nella raccolta delle voci e di un amore,

per il vuoto che si scava nell’anello

con un fiume, in un piccolo anfratto del greto,

il disegno sull'erba del ramo

il profumo coerente e persuaso

come l’azzurro, per rivoltare le zolle,

che smette per terra, per farsi ricordo

 

( Niente parla di noi, tuttavia,

camminando la notte- ripeti-

tranne ciò che ci tocca)

 

 

nella minima nicchia degli occhi

c’è una colonna di luce,

che ammette lo sguardo,

                                    che tocca,

nella più tenera somma, i colori

fedeli a quell'unico ramo

                                   che siamo

quattromani nell'erba, ti mostro.


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