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Versi giovanili(1994/1997)

di Davide Morelli
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Pubblicato il 10/07/2014 02:16:26

 

IMPERCEZIONI(versi giovanili-1994/1997)

 

1 ** Dietro i giri delle lancette,
dietro il quadrante dell'orologio 
c'è l'ultimo battito ed il primo gemito. 
Questo tic-tac, così forte, nel mio ultimo 
secondo diverrà sempre più debole, rapido, 
veloce, lontano. Tic-tac, tic-tac….rumore di 
lancette leggere dall'immane peso. 

2 ** Guardo di sbieco il muro. Appare 
la coda bifida di una lucertola, 
compare il dorso, rivestito di squame
e….negli interstizi della siepe 
già non la vedo….come se con un 
guizzo fulmineo, un lesto strascicare
di zampe si fosse divincolata in un 
cunicolo; come se il crocicchio dei 
colori lividi del tramonto, il riverbero
di un fievole sfarfallio di raggi l'avesse 
resa invisibile. Forse è sgusciata in 
una fessura, in un anello d'ombra, 
in una zona morta dei miei occhi, 
forse in una crepa nascosta, dove 
cade l'intonaco e affiora la calce, 
sfuggendo alla mia vista, ormai 
inafferrabile. 



3 ** Raggio di luna, filo argenteo,
trapassi e non frangi geometrie
di ragnatele per posarti rilucente 
su steli d'erba. Impalpabile, quasi
impercettibile. Ti nascondi sempre 
nel chiaro di luna, nella moltitudine. 
Hai traversato il siderale vuoto interstellare
per consegnarci il tuo mistero.

4 ** Per un attimo ti sembra 
di raggiungere il nervo delle cose.
Ma un battito di ciglia non è 
un colpo d'ali che ti solleva 
ed è vana ricerca aspirare 
al sillogismo dell'esistenza. 
Così ritorni nell'orbita della vita
come una favilla, ormai incasellata 
in una goccia, come in un'impronta 
di luce un tremito d'ombra. 

5 ** Corsi in una processione
di luci, che volgevano altrove. 
Sfiorai rami d'oro e ulivi color 
argento. Poi passò il fischio 
di un treno e ritornai nello 
spazio di vuoto tra le cose 
e mi chiamò una voce. 



6 ** Ormai filo sfrangiato,
un fiato fioco di luce, 
disseminato il tepore sull'orlo d'oro,
muore su 
una spiga di grano.

7 ** Trasparenze ed evanescenze.
Ondulazioni e vibrazioni. 
Trascolorare della natura al tramonto.
Sorpresi da passaggi di nuvole, 
da catene d'ombre. Scie traslucide 
di lumache. Fruscio di fili d'erba. 
Mormorio delle cose. 
Conosciamo la sorgente. Ma verso quale foce?

8 ** Là dove finisce l'arcobaleno. 
Là dove fioriscono nidi di rondini. 
Là ad annusare l'aria della Primavera, 
tra colori di festa nelle vie del mondo. 

9 ** La natura, le sue trame, i suoi canti 
e la vita come un'immagine, che si 
può mettere a fuoco solo quando 
si è distanti. 



10** Vicini ad aiuole
innamorati 
cercano di tramutare
palpiti e batticuori 
in timide parole. 
E gli innamorati
vorrebbero 
una morte sola.

11** Almeno un tempo ci si poteva bagnare 
almeno una volta nello stesso fiume. 
Adesso quel che resta è una sponda 
brulla, una moria di pesci e le acque 
torbide, colorate di fanghiglia. 

12** La natura immersa nella Primavera. 
L'aria tersa e serena. La notte 
ritornano le lucciole a colorare 
spighe e roveti. Le stelle 
dipingono angoli di campi, margini
di strade. E le trascorse stagioni 
ritornano come le parole dei morti 
nella memoria dei vivi distrattamente 
sul far della sera. 



13** L'oscurità invoca con le sue ombre 
la voce di stagioni, che videro i morti 
padri. E figli i nostri padri. 
Ma ogni anno cambiano 
le scritte sui muri, ogni generazione
crede ciecamente nei suoi miti 
ed idoli. E le piazze di quei cortili,
i lidi di quegli arenili sono intrisi 
di altri amori. Le vie hanno perduto 
quegli odori. 

14** Ghirlande di bacche, 
sapore di pomi buoni, boccioli di rose,
schiusi dalle note della Primavera. 
Inno funebre il ronzio di mosche 
sugli avelli di larve decrepite 
e candido volo di farfalla 
su un palmo di lillà. 

15** Un rantolo, un balzo, un brusio, o
solo l'eco di un passo, lo sgocciolio 
della pioggia, il vento che sibila tra 
i canneti e i loro fusti cavi, lo stridere
di una fiamma, un fruscio d'ali. 
E' sufficiente per rompere il silenzio.
Silenzio, coro degli angeli, 
grido senza voce dei condannati, 
gemito dei non nati. Canto di parole 
mai ascoltate dagli uomini. 



16** Essere e divenire. Identità e mutamento. 
Stasi e movimento. Unico e molteplice. 
Particolare ed universale. Desiderare ed avere.
Attrito ed inerzia. Perdita e possesso. 

No. Non pensarci.
Per non deprimersi a volte
basta non pretendere niente 
dalle cose e dagli altri, 
da questa luna tra i rami. 


17** Ascolto senza capire. 
Sorrido senza ridere. 
Intristisco senza piangere.
Parlo senza dire. 
Guardo senza vedere.
Ma a volte guardandomi 
allo specchio mi sembra perfino
di scorgere un essere umano. 

18** Gocce di rugiada discendono 
sullo sfrigolio dei rami, 
sul sagrato dei prati. 
Caduta di sereno, 
che sommerge 
lo stridere invisibile
dei fili d'erba 
che crescono. 




19** Nella punta di una scintilla? 
Nello sputo di uno spillo?
Nel pallore di un brivido? 
Nel palpito di un petalo? 
Nel fregio di un segno? 
Nell'osso scarnificato? 
Nella polpa disossata? 

20** Il crampo di un lampo.
Il fulcro di un fuoco, 
stigmate conficcata 
nel cielo roco e fioco. 
Poi il tonfo di un tuono. 
L'eclissi del frastuono. 

21** E' già sera. Le sfumature 
livide del tramonto. Oltre 
il fiume, sui colli, punteggiati
da borghi e paesi un brulichio 
di luci. 

22** Pellicola sdrucita, sequenza 
fulminea di istantanee, epifanie 
sminuzzate, flusso di pensieri, 
che si ribellano alla grammatica. 



23** Il fiume scorre lentamente. 
Il vento smuove le vetrate. 
Il fiume scorre lentamente. 
Trascina con sé foglie morte, 
storie passate, cose andate. 
Il fiume scorre lentamente. 
Gli occhi dei bambini salutano la corrente.


24** Il rintocco delle campane. 
I trilli degli usignoli. 
Stuoie stese alle finestre. 

Si rivede il colore della terra.
Ombre smorte danzano. 
Colori accesi suggestionano.
Colline e sentieri inondati d'alba.
La luce rinasce. 


25** Vieni alba a salutare anime e cose.
di questo pulviscolo di mondo. 
Vieni alba. 
Come se fossi la prima alba del mondo.
L'ultima di ogni uomo. 



26** Padri e figli. Fratelli e sorelle.
Vederli ogni giorno. 
Vederli crescere ed invecchiare
senza accorgersene. 
E non trovare mai le parole.
Come attorno al pianeta 
gravita il satellite, 
come attorno al nucleo 
gravita l'elettrone, 
noi giriamo attorno alle verità
del cuore. 

27** Voglia di cacciare un urlo.
Voglia di ascoltare un sussurro. 
Voglia di lacerare il drappo della sera
con le unghie. 
Impossibile capire il mistero di portoni
socchiusi, l'assurdo e la malinconia di ogni
sguardo. 
La luce che ognuno ha negli occhi dove finirà?
La vita!!! La vita?!!? 
Semi. Battiti. Ossari. La vita?
A tratti sembra un gioco d'azzardo, un 
tiro di dadi. A tratti una partita 
di scacchi. E dove cerchi l'ordine trovi
il disordine e viceversa. 
E sei quasi nulla ed aspiri all'infinito!!!
Il nulla moltiplicato per infinito
in matematica 
dà un numero qualsiasi.
L'uomo è quel numero qualsiasi.

 

28** Ho sognato città invisibili, 
dove risiedevano solo artisti. 
C'erano saltimbanchi, poeti, attori,
pittori, acrobati, contorsionisti, trampolieri,
mimi, ormai prossimi a firmare l'armistizio 
con la realtà. E quando la loro penna 
stava scrivendo ho sentito i singhiozzi 
del cielo. Ho visto stelle cadere. Fermarsi 
comete. Le maree ribellarsi alla luna. 
Le strade senza nome battezzarsi l'un l'altra.
Ma avevano avuto fortuna. L'inchiostro era 
simpatico. Si rinfrancarono gli artisti. 
Si rinfrancò la luna. 

29** Inaccessibile. Inafferrabile. Ineffabile.
Che fai? Che pensi? Hai lo sguardo assente. 
Che devo fare? Che mi consigli? 
Vorresti dissolverti in un momento? 
O riversarti come un soffio di vento 
sull'intero universo? E quel profumo 
d'erba falciata che ti ha cresciuto? 
Qual è ora il senso che dai alle strade 
del tuo paese? Se fossi nata in un'altra
epoca, in un altro luogo….ed invece…. 
nervi e mani tese…….. 
Che fai? che pensi? Hai lo sguardo assente.



30** Il riflesso della luna
è smosso dal flusso del fiume, 
scalfito da acini di pioggia.
Pioggia, che scende sulle case, 
incanalata in grondaie ossidate. 
Vapore e nebbia. Qua e là indistintamente
calano grumi di lumi sul corpo della linfa, 
sulle dita adunche dei rami.
E' l'ora in cui gli insetti intravedono
in un'angusta fessura e gli uomini 
in una scia d'aereo la fuga. E' l'ora
in cui cresce la ferita di una ruga, 
immaginando cento mondi di idee,
mille amori finiti nel dimenticatoio
o sbiaditi in un logoro matrimonio, 
a onde di generazioni susseguitesi 
tra loro. 

31** E' sfuggito irreprensibile 
in un angolo morto del ricordo 
il rossore del suo volto, 
il timbro della sua voce,
il calore delle sue mani. 
Ora la cerco inutilmente nelle stanze
della mia memoria. 
Un tempo si sfiorarono 
i nostri respiri. Si congiunsero
le nostre ombre. 
Adesso non so se i suoi anni
piangono per amori mai nati, 
se in lei vincono rimorsi o rimpianti.
Adesso non so quali tremiti astrali,
quali fremiti nei prati le sue parole 
chiamano quasi amore. 



32** Coppie furtive, appartate,
distese su nuvoli di foglie secche,
sulle sponde assopite celebrano
con giochi d'erba i saturnali dell'eros.
Oppure in abitacoli oscuri appannano 
i vetri le loro labbra tremule. I polpastrelli
delle dita ora si cercano, carezzano il palmo 
altrui, ricercando in un contatto una nuova 
creazione d'Adamo. E l'ultimo respiro di Adone 
ineffabile, ormai spettro del non detto, si aggira 
attorno ai loro corpi madidi, causa un brivido di 
smarrimento, sfiorandoli ignari. Poi riprendono 
le loro effusioni, cullati dai loro sospiri giovanili.

 

 

 


33** Vibrio di fronde malate.
Gioco di ombre dentellate. 
Frantumi smerigliati. 
Rosario di stelle siderali.
Ma nessuno può pensarsi inutile.
Nessuno sa per quale logica, disegno,
volere i ragni crociati emettano seta 
dal loro filiere. 

34** Nelle pupille luci lontane
di caseggiati. 
Il latrato dei cani.
Solo l'eco dei nostri passi.
Che cosa credevi? 
La memoria è una rete sottile.
E' selettiva. Ed è anche infedele.
Il colore enfatico del ricordo 
migliora spesso il passato, 
rendendolo un'età dell'oro. 



35** Non sospirare mai sullo sguardo 
di una passante, sul gioco di sponda 
di sguardi incrociati dal finestrino 
con la ragazza seduta sul treno 
del binario parallelo. Non sospirare,
soffermandosi ad ogni bivio del passato, 
pensando a ciò che poteva essere e non è stato.
Non chiedersi mai quale sarebbe stata la trama 
del nostro destino in un luogo appena accennato, 
dove il treno non ha sostato, o nelle città dai bei 
gerani, che mai ci hanno visto, che mai ci vedranno. 
Non chiedersi mai se lasceremo una traccia alla nostra 
partenza. Non chiedersi mai quale mano d'angelo, 
quale frammento del nostro sogno scacci l'ombra 
della morte dal nostro sonno. 

36** Traversai l'oscurità di una cannula,
il fragore mattutino di una pagliuzza. 
Annodai ciglia, trapunsi con le mie dita 
ali di farfalla. Mi specchiai in raggi di luna.
Venni rifranto dal cristallo. Fui vivisezionato 
da un prisma. Fui equilibrista su un filo interdentale.

Adesso posso, esangue, disfarmi in un minuscolo
punto di inchiostro, su una finitura di un foglio; 
questo mondo sempre in eterno mutamento, in 
continua metamorfosi, non mi avrà mai. 
Onda o corpuscolo? 



37** Nel silenzio di una città straniera.
Nel cuore di una notte quieta.
Noi, gravidi di gelo. I vestiti 
modellate dal vento. 
E fu il tepore di una luce trasversale,
il nitido chiarore emanato da lampare. 
Celammo ognuno nel proprio animo 
le parole amare ed avvelenate. Sostammo
appoggiati al parapetto del lungomare 
senza parlare. I nostri occhi, senza rotta
né stella polare, erravano nel colore del mare.
Poi dicesti: " Ho letto i poeti per cercare 
un verso che potesse racchiudere la mia vita 
e tutte le vite. Ma ho solo trovato conforto 
dalle loro voci." 
Dopo in silenzio di nuovo a ricercare
in uno sfolgorio di luce, in un tono 
vivo, uno slancio, che si accordasse 
col chiaroscuro del nostro profondo. 

38** Cambiamo noi, cambia lo scenario,
cambiano le corrispondenze, ecco 
perché ogni città è mille città diverse.

39** Le rondini saettano, poi sostano accovacciate sui fili
della luce.
Capolini di girasoli si volgono verso Ovest.
Si chiude la margherita. Si apre il geranio, 
che effonde nell'aria il suo profumo. 
Api sfiorano rami ed infiorescenze, petali
e sepali, si impossessano del nettare, poi 
depongono il polline sui pistilli con un battito
di ali. Ginocchi tinti d'erba corrono tra le balze, 
dita fanciulle piluccano acini di ridenti filari. 




40** Rimarrà un'orma dei tuoi passi?
Rimarrà qualcosa nell'aria? 
Forse un'essenza dei tuoi baci 
infuocati sotto la pergola? 
Chissà dove si sono involate 
le tue risa e le tue parole? 
Ragazzi che passi, ragazza che vai.

41** I portuali,
avvolti in un sudario di nebbia
strascicano passi stanchi. Guardano
luci soffuse di lampare ed insegne di locali.
Cadetti dell'accademia navale nelle vie storiche 
del centro approcciano bellezze locali, che 
cercano di non pronunciare espressioni veraci 
per timore di apparire scurrili, provinciali. 
Il corso di Livorno è da sempre un pantagruelico 
trespolo, su cui si accovacciano ingenue civette 
per far da specchio alle allodole dei cadetti. 
Sciami iridescenti di navi, allineate all'orizzonte,
si susseguono negli occhi dei passanti. L'impeto 
maestoso del maroso modula sfrigolii, schiocchi 
di rami nelle fronde mediterranee del lungomare, 
lambisce ogive di volti trasognanti, appoggiati ai 
parapetti gelidi della passeggiata, oppure riparati 
sotto le pensiline dei bar. 
E' già calato il sipario del giorno.
Oltre l'orizzonte si sono già involati quei toni di luce,
quelle tinte uniche di colori, 
che nella memoria sono pagine di stagioni.



42** Luna,
unica luce vera,
che tocca terra nella notte.
Luna, 
solo tu rassicuri i bambini
e scacci la paura del buio. 
Luna, 
unica luce vera,
verità rivelata. 
Luna, 
con le tue falci, la tua faccia nascosta,
i tuoi quarti, illudi gli amanti e gli fai credere
che gli amori più grandi sono quelli non ricambiati. 
Luna, da millenni i sospiri degli amanti muoiono su di te.
Luna, verità rivelata, 
bugia smascherata. 
Luna, luce che non dà calore al cuore.

43** Oltre il mio orizzonte
le risposte che non ho. 
Oltre il mio orizzonte 
milioni di vite e di sguardi,
di nascite e di morti che non so.
<="" oltre="" il="" mio="" orizzonte="">
tutto ciò che mai sono stato,
che mai sarò. 

44** Stormi traversano l'azzurro. 
Filari di cipressi fiancheggiano sentieri sterrati.
Sul dorso dei colli casolari ristrutturati. 
E poi all'improvviso una lepre ci taglia la strada
infilza un nuvolo di ciuffi, un groviglio di cespugli 
e continua la sua corsa chissà dove. 

45** Da un comignolo si leva il fumo. 
I termometri segnano lo zero. 
Un vecchio sfoglia il calendario dal barbiere.
Una vedova ferma sugli zigomi le lacrime. 
Una ragazza al bar beve il caffè e fissa la testa
di un cinghiale imbalsamato. 
Da un appartamento si diffonde musica classica. 
Poi la puntina si ferma, il disco si incanta.

46** Un ago smagnetizzato,
un pettine sdentato,
un giocattolo rotto, 
uno schioppo, un botto, 
un infuso insipido, 
la caduta di un nido, 
il coccio di un guscio rotto di lumaca,
una radice aggrovigliata, 
rinnovano il mistero del mondo.

47** Una tempesta di rabbia mi scompiglia,
tutto questa fila, questo parapiglia 
per uno stupido gelato alla vaniglia. 
Se ognuno è una goccia di mare vorrei evaporare.
Siamo in ritardo anche per l'ultimo spettacolo….che diavolo!!!
Dove vuoi andare? Quale destinazione? Nessuna
illuminazione? A corto di ispirazione. 
Così è……… se è vero che l'uomo ha inventato la noia
per dimenticarsi della morte. 

48** Ragazze che parlano di là, oltre quelle vetrate 
appannate. Gli echi delle loro risate. Poi la polvere 
di povere vecchie strade, qualche debole palpito 
di luce dalle solite case.


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