Spiagge Pallide E Assorte
La verità viene a galla tra i righi di nuove pagine scritte tra alti e bassi, tra momenti intimi e delusioni
incomprese . Dopo aver provato a comprendere il male .
Godi se il vento ch'entra nel pomario vi rimena l'ondata della vita:
qui dove affonda un morto viluppo di memorie orto non era, ma reliquiario.
Come tra l'erba alta, tra i fichi secchi schiacciati ai lati dei sentieri sabbiosi che giungono fin giù in riva al mare ,assaporando i frutti di un tempo che matura . Dubbi, incertezze tutto scorre ,niente ritorna indietro n'è questa vita ,n'è questi versi . Tutto ciò che poteva essere compreso ,inseguito
nel placido meriggio era girare pagina, apparire tra la gente, entrare nei loro sogni in quel dolce intendersi . Senza toccare il pomo della discordia pendulo da un ramo secco. Vedi qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l'odore dei limoni che inebria l'aria. Incontrare se stessi far finta che tutto vada bene ,pagina su pagina e poi un altra ancora ,crescere in quel intrigo di parole amorfe che si contorcono e diventano strane cose ,ricordi di un tempo che urla fuori al balcone la sua voglia di vivere. Il bel giardino dei gialli limoni ,splenditi sotto il sole, passeggiando ,ragionando, intorno al frutto proibito. Lo scoppio della bomba, un domani che ha mille occhi e mille gambe che non riesce a liberarsi di questa paura di essere o credere. Un domani dalle mani sporche di sangue che ti conduce a dover soccombere in nome di un diritto innaturale . Ed il mare ha un suo bel viso, ha la sua capacità di essere ciò che desideri .L'immagine del bel giardino dove si andava a giocare da piccoli ,dove si provava a rubare quei limoni grandi come la luna Un breve tragitto tutto finisce, ogni cosa diviene ,nella forza che m'assale ,mi porta via con se nel ricordo ingordo d'emozioni, scisso in tanti momenti ,in tante vite. In ogni cosa risorgo e produco ,ordino ,ascolto, gioie fugace che mi portano lontano tra i pomai adorati. Scatta, ripiomba ,sfuma, poi riappare soffocata e lontana: si consuma. Non s'ode quasi, si respira. Bruci tu pure tra le lastre dell'estate, cuore che ti smarrisci! Ed ora incauto provi le ignote note sul tuo flauto. Beltà perché non mi hai preso per mano e mi hai reso vate nella tua lunga Estate? Triste tragitto ,
la febbre m'assale non riesco a narrare le tante odissee passate . Il canto dell'onda, il suo dolore ,l'occhio, la coda le tante lezioni assimilate ed imparate in silenzio. Un viaggio senza fine ,senza un bacio una carezza ,senza un sentimento che mite affiora tra le alghe verdi e brune sotto la volta del cielo ,lontano dal mondo, lontano dal dubbio. Proseguire, incauto andare, domandare a me stesso dove è finito tutto quell’ amore . Riposo sotto una pensilina , solitario ,aspetto l'autobus, aspetto che ritorni un tempo in cui uomo e spirito divengano un unico essere. Oltre ogni conclusione, oltre ogni aspettativa viva o morta che sia la città mi stringe tra i suoi seni ,mi culla ,dolcemente mi canta una dolce ninnananna poi mi stringe più forte ,sempre più forte fino alla fine di questa spiaggia pallida e assorta.
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