in viaggio tutto è convoglio
d'aria a feritoie modulabili, e picchi
d'alberi a metà vestiti e visti
d'ombra passeggera e poca
pulente il viso dalle spremiture
e seggiole a attutire
caduti per poco dentro
stiamo lì per esserci voltati
-prossima fermata-
le soste ricordano questo
fresche sovrapposizioni degli strati
vecchie stonature tra metalli e stoffe
e sole da tornare a penetrare
sulle vie affamate e in bianco
riportate dalle mani al nodo
toccando di strozzare crisi
tacendo gli occhi a pagine
-prossima fermata-
l'arrivo dai torpori andati
dimenticare il quotidiano al posto
tenersi al corrimano fronte all'uscio
porta le foglie secche ai vuoti da colmare
i pavimenti muti e le finestre
dove tappare un po' per volta luce
fino a che resta ad aspettare il mondo
in cui ci si può muovere alla vita
e domandarle un ballo.
quello solo.
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